La primavera è la stagione del risveglio della natura con i suoi dolci sapori e i suoi splendidi accesi colori. E’ quello che si sta verificando in questi giorni in tutto l’emisfero nord, dall’Europa all’Asia fino al nord America, dopo i rigori del freddo e nevoso inverno. Le fotografie pubblicate nella gelleria dell’articolo ci raccontano proprio l’esplodere della stagione primaverile tra Europa, Asia e nord America e lo fanno così bene come nel 1997 il mitico generale Andrea Baroni, un “pezzo” importantissimo della storia della meteorologia italiana, pubblicava sulla “Rivista Aeronautica” (AER), lo storico periodico dell’Aeronautica Militare, quest’articolo con tutti i segreti della primavera in Italia.
Un articolo speciale che vogliamo riprendere integralmente adesso che la primavera si appresta ad entrare nel vivo.
Orografia, variabilità di latitudini e influenza del mare determinano una caratterizzazione della stagione primaverile fortemente articolata sulla nostra penisola. Sotto il profilo climatico col progredire delle stagioni, dall’inverno verso l’estate, si evidenzia il passaggio dall’influenza del tempo orientale, in particolare balcanico, a quello occidentale, con particolare riferimento all’anticiclone delle Azzorre. Ecco quanto scriveva Baroni 15 anni fa:
La primavera, nel linguaggio letterario celebrata come la prima e la più bella stagione dell’anno, si rivela spesso incostante, talvolta addirittura bizzarra. Dal punto di vista astronomico nell’emisfero boreale la stagione compresa tra l’equinozio di primavera (21 marzo) e il solstizio d’estate (21 giugno). In meteorologia, per convenzione, è il periodo stagionale che va dal primo giorno del mese di marzo all’ultimo giorno del mese di maggio. Analogamente a quanto abbiamo già pubblicato, sempre a carattere divulgativo, sull’autunno e sull’inverno in Italia (cfr. fascicoli 9 e 11,1996 di AER), ci apprestiamo a riflettere con gli stessi criteri sui comportamenti climatici della primavera nel nostro paese.
Ci avvarremo, in un primo momento, sia della statistica meteorologica, sia dei criteri della geografia fisica, così da ottenere del clima una visione puramente statica. In un secondo momento, mettendo in relazione i fenomeni meteorologici con le evoluzioni delle configurazioni banche più comuni in primavera, cerchiamo di ottenere del clima primaverile in Italia una visione dinamica. Utilizzando le statistiche meteorologiche del periodo compreso tra il 1946 e il 1970 elaborate dal Servizio Meteorologico dell’Aeronautica, abbiamo ricavato un certo numero di istogrammi delle temperature massime e minime, fruendo delle medie decadali di ogni mese, per un certo numero di località del nostro paese. Per le stesse località abbiamo inoltre elaborato gli istogrammi delle precipitazioni medie mensili e tracciate le isohele (linee di uguale soleggiamento giornaliero) per ciascuno dei tre mesi considerati (marzo, aprile e maggio).Aspetti statistici del clima primaverile in Italia
Dal loro esame emergono, ad esempio, la notevole escursione termica e le limitate precipitazioni di Bolzano, che testimoniano il carattere continentale della località. La debole escursione termica di Genova palesa invece l’influenza mitigatrice del mare, mentre i suoi notevoli quantitativi di pioggia sono la conseguenza delle ancora frequenti insorgenze delle depressioni sottovento del Golfo Ligure. Torino, località tipicamente subalpina, mostra in aprile e in maggio gli effetti dell’instaurarsi della instabilità convettiva. Meno avvertita questa caratteristica in Milano, come località padana, meno influenzata dalla presenza dei rilievi. Gli istogrammi riguardano Trieste, Venezia, Bologna e Firenze. Trieste rivela il suo tipico clima marittimo. Venezia e Bologna mostrano tra loro singolari affinità climatiche caratteristiche dell’area padano-veneta. Meno palese l’analogia con Firenze, situata a Sud della catena appenninica.
Gli istogrammi sono quelli delle stazioni meteo di Ancona, Perugia, Grosseto e Roma. Ancona città mostra tutta l’azione mitigatrice del mare. Somiglianze di comportamento climatico si ritrovano nelle altre tre località, con una più accentuata caratteristica continentale in Perugia, dove è maggiore l’escursione termica. Molto affini le caratteristiche climatiche di Roma e Grosseto: in entrambe le località è poco avvertita l’azione del mare. Gli istogrammi pertinenti alle stazioni meteorologiche di Napoli, Bari, Potenza e Santa Maria di Leuca. Napoli e Bari mettono in evidenza caratteri climatici quasi identici, ma meno piovosa Bari. Potenza, data la sua particolare posizione tra i monti, pur essendo una località montana mostra una forte escursione termica. Santa Maria di Leuca, sull’estremo Sud-Est della penisola, attraverso la sua debole escursione termica riflette l’azione mitigatrice del mare. I notevoli quantitativi di precipitazioni di marzo ci lasciano però piuttosto perplessi sull’attendibilità del dato. Gli istogrammi di Alghero, Cagliari, Palermo e Catania: le due prime città palesano sicuramente l’influenza dei venti nordoccidentali che corrono lungo la piana del Campidano, fino ad annullare quasi il regime delle brezze di mare. Palermo risente l’azione marina più di Cagliari e Alghero, entrambe più soggette a venti di ponente. Catania, malgrado la sua vicinanza al mare, palesa una notevole escursione termica, dovuta quasi sicuramente alla particolare natura del suo suolo. Le isohele del soleggiamento in primavera indicano chiaramente l’aumento delle ore di sole nella giornata con il progredire della stagione, di un’ora tra marzo e aprile e di due ore tra aprile e maggio. Significativa è l’influenza del clima invernale balcanico, ancora presente in marzo sulle regioni del Medio Adriatico.
Importante è il maggiore soleggiamento nel corso della stagione su tutte le regioni di ponente e sul Nord del paese e, limitatamente al progredire della stagione, anche al Sud e sulla Sicilia. Significativa anche la diminuzione del soleggiamento, in aprile e in maggio lungo le regioni interne, dalle Alpi venete al Golfo di S. Eufemia in aprile, e limitatamente al Golfo di Policastro in maggio a causa, a nostro avviso, degli annuvolamenti dovuti alla instabilità dell’aria, una caratteristica molto peculiare della primavera in Italia.
Aspetti fisico-geografici del clima primaverile in Italia
A completamento di quanto mostrato nel precedente capitolo riportiamo, per sommi capi, le singolarità di maggior spicco desunte da una classifica di climatologia fisica per l’Italia, secondo Rosoni. La primavera alpina dipende dall’altitudine, dalla esposizione dei versanti alpini, dalla presenza del manto nevoso, molto diverso da versante a versante con il progredire della stagione e dal carattere convettivo delle nubi, particolarmente accentuato in maggio. La primavera padana è influenzata dalla presenza dei numerosi corsi d’acqua che accoglie la grande valle, dallo scioglimento delle nevi alpine e con il progredire della stagione anche dal progressivo riscaldamento del suolo. Sulla zona padana in primavera si fanno sempre più frequenti le depressioni sottovento e di conseguenza scompare poco alla volta lo strato di aria fredda al suolo che stagnava durante l’inverno e piove ancora, tanto intensamente quanto in autunno.
Sulla Valpadana settentrionale giunge a tratti il foehn delle Alpi. La primavera dell’Alto Adriatico risente essenzialmente del frequente transito delle depressioni, sia di quelle sottovento alle Alpi, sia di quelle mediterranee. La stagione, a causa di ciò, è più piovosa che in inverno e alquanto temporalesca in maggio. La primavera del Medio e del Basso Adriatico e quella delle regioni ioniche mostra ancora l’offensiva delle correnti fredde dei Balcani e quasi affatto quella delle correnti occidentali, bloccate, almeno negli strati medio bassi dalla catena appenninica. La primavera della zona Ligure e della Toscana settentrionale è generalmente più piovosa dell’inverno, in quanto più soggetta che nella stagione fredda alle depressioni mobili, in transito in questo periodo a latitudini più settentrionali. Con l’avanzare della stagione il progressivo riscal-damento del suolo accentua anche in questa zona climatica l’attività temporalesca. La primavera dei versanti tirrenici, a motivo della particolare orografia della catena appenninica, tutta valloni e fenditure, presenta differenti tipi climatici: quello marittimo lungo la fascia costiera, quello temperato nella vallata del Tevere e in quella del Volturno e il clima pedemontano dei versanti occidentali dei rilievi al disotto però dei 500 metri. In questa stagione sui versanti tirrenici compresi tra la Toscana e la Campania le precipitazioni sono da attribuire in massima parte alla instabilità dell’aria.
La primavera dei versanti tirrenici della Calabria e della Sicilia è poco influenzata dalle depressioni primaverili. La nuvolosità è scarsa e le piogge sono meno intense di quelle che cadono sulla zona del Medio e dell’Alto Tirreno. Determinante è infatti l’azione dei venti, in questa stagione per lo più occidentali e, con il progredire della stagione, a componente di moto sempre più anticiclonica. In primavera il clima di questa zona pur essendo di tipo mediterraneo, cioè con estati torride e ben soleggiate e inverni piovosi, presenta caratteri diversi tra gli opposti versanti. La primavera della Sardegna risente, come del resto in tutte le stagioni, dell’influenza mitigatrice del Mediterraneo. Le piogge, limitate per lo più all’intero periodo autunnale compaiono soltanto agli inizi della primavera. Con il progredire della stagione le piogge, a carattere sparso, assumono anche su questa zona climatica il carattere temporalesco. Data la particolarità del sistema montuoso dell’isola le regioni dei versanti affacciati al Tirreno ricevono un maggior contributo di piogge rispetto alle località dei versanti occidentali.
Aspetti dinamici del clima primaverile in Italia
Per avere una idea del comportamento stagionale sotto una visione dinamica, abbiamo preso in considerazione determinati sistemi di pressione che, nell’ambito della circolazione generale dell’atmosfera assumono il ruolo di veri e propri centri d’azione, in grado d’influenzare i caratteri climatici nell’ambito regionale. Per l’area euro-mediterranea di preminente importanza sono l’anticiclone atlantico, il cosiddetto anticiclone delle Azzorre, le depressioni mobili delle medie e, specialmente nei riguardi della climatologia del nostro paese, l’evoluzione delle depressioni sottovento alle Alpi, quella delle depressioni mediterranee e, limitatamente alla stagione invernale, l’evoluzione dell’anticiclone russo. Nelle linee generali possiamo affermare che, almeno sotto il punto di vista dinamico, con la stagione primaverile divengono sempre meno frequenti i casi di tempo da Est, quello cioè d’influenza balcanica e sempre più palesi, con il progredire della stagione, i casi di tempo occidentale, spesso di natura anticiclonica. Affinché la stagione possa realizzarsi in modo completo occorre però che si attui una vera e propria modificazione nello schema della circolazione generale dell’atmosfera.
Una variante che porti cioè all’affermazione di più lunghi periodi anticiclonici, di più o meno recente matrice atlantica e a sempre più brevi comparse di quelle depressioni mobili che nel semestre freddo avevano assunto, a fasi alterne, con l’anticiclone russo, ruoli di primo piano. ull’Adriatico settentrionale una seria minaccia alla primavera è costituita dalla possibilità che si ripresentino, dopo la stagione invernale, le tempeste avvettive dell’Adriatico. Un fenomeno che si manifesta allorché la situazione meteorologica è tale da instaurare un vistoso cuneo di alte pressioni a Nord delle Alpi e contemporaneamente una depressione sull’Alto Adriatico. Il fenomeno dell’improvviso afflusso di aria fredda accumulatasi lungo il versante estero delle Alpi, proprio nel punto in cui l’ostacolo montuoso si interrompe a Nord-Est di Trieste (la cosiddetta porta de/la bora), è dovuto sia al cessare della compressione orografica, sia all’effetto di aspirazione determinato dalla depressione dell’Alto Adriatico. L’aria fredda che irrompe sull’Adriatico a forte velocità può raggiungere in mezza giornata il Marre Ionio.
Eventi del genere, fortunatamente poco frequenti sono prevedibili con un giorno o due di anticipo soltanto dai Centri meteorologici nazionali o regionali che per istituto analizzano in dettaglio le carte di variazione di pressione. Le regioni del Medio e Basso versante Adriatico, invece, a primavera rimangono influenzate soltanto in modo marginale dalle depressioni sottovento del Golfo di Genova o da qualsiasi altra depressione del Tirreno. Di conseguenza la nuvolosità si presenta in banchi e le piogge hanno carattere sparso. La Liguria e l’alta Toscana sono risparmiate dalle correnti fredde del Nord Europa grazie alla presenza delle Alpi Marittime, delle Alpi nordoccidentali e dell’Appenninico. Le precipitazioni a primavera sono abbondanti sulla Riviera di Levante, con massime sulle Alpi Apuane e sull’Appennino ligure. La Riviera di ponente invece, restando meno influenzata dalle depressioni sottovento, fruisce di un clima primaverile mite e perfino abbastanza secco. Le regioni della zona Appenninica e dell’interno avvertono un clima continentale che viene accentuandosi con l’aumentare dell’altitudine e con il diminuire della latitudine.
Tanto vero che procedendo verso Sud si passa dal clima appenninico del Nord a quello sublitoraneo e infine a quello mediterraneo della Calabria e della Sicilia. Durante il mese di marzo si incomincia a notare il ritiro verso levante dell’anticiclone russo-siberiano. Sull’Europa, sebbene si avvicendino ancora le perturbazioni atlantiche, a fasi alterne incomincia a notarsi l’avanzata verso il continente dell’anticiclone delle Azzorre. Contemporaneamente avviene la traslazione verso Nord della fascia delle correnti occidentali delle medie latitudini, in seno alle quali si sviluppano le depressioni atlantiche. E’ questo un motivo per cui in sede europea l’andamento primaverile tarda a realizzarsi rispetto a quanto avviene nei paesi mediterranei. In coincidenza con il ritiro verso est dell’anticiclone russo le perturbazioni atlantiche trovano però via facile in Mediterraneo, favorendo quasi sempre la formazione di depressioni sull’Alto Tirreno, nel Golfo di Genova e spesso nella Valpadana.
Di conseguenza scompare lo strato di aria fredda che vi stagnava durante l’inverno, ma almeno agli inizi di stagione il tempo è piuttosto perturbato, quasi come in autunno. A trattati sulla Valpadana settentrionale giunge il foehn delle Alpi. Al Sud invece la situazione meteorologica incomincia a migliorare. Nel mese di aprile la traiettoria di moto delle depressioni atlantiche e delle annesse perturbazioni diviene più occidentale, più veloce il loro movimento e di conseguenza minore la possibilità di un loro completo sviluppo, al punto che sulla nostra penisola le depressioni si avvicendano come onde stabili, originando così un tipo di tempo variabile da un giorno all’altro, talora ventoso, ma soltanto a tratti perturbato.
La nebbia che da ottobre a marzo gravava sulla Valpadana, sulle valli maggiori del Centro e spesso lungo i litorali, in aprile incomincia a diradarsi per scomparire del tutto con il progredire della stagione. In maggio le depressioni atlantiche in transito sull’Italia settentrionale o su quella centrale non apportano quasi mai fenomeni di forte intensità. Le depressioni del Golfo di Genova, quelle sottovento alle Alpi, tanto per intenderci, spesso attraversano la Valpadana, dirette verso Est o si formano su di essa per procedere verso levante, non più bloccate dalla presenza dell’anticiclone russo, ormai in avanzata fase di ripiegamento verso i suoi luoghi di origine. Sulle regioni meridionali e sulle isole del Tirreno, sulla Sicilia e sulla Sardegna si fanno sempre più frequenti le apparizioni di cunei di alte pressioni. Il tempo diviene sempre più soleggiato, tanto da far sembrare entrata la bella stagione; quasi sempre però si tratta di una falsa partenza estiva.