Il cielo notturno costituisce uno tra i tanti spettacoli che la natura ci offre quotidianamente. Uno spettacolo gratuito, osservabile sin dalla notte dei tempi dai nostri antenati che l’hanno studiato, osservato, contemplato. Troppo spesso, presi dai problemi quotidiani che la vita ci impone, dimentichiamo di alzare lo sguardo verso altri mondi; mondi affascinanti che ci sovrastano, che ci appaiono tanto lontani, pur facendone noi parte. Andiamo un attimo indietro nel tempo e capiamo come i primi esploratori concepivano il cielo. Un tempo questi valorosi uomini facevano riferimento al firmamento attraverso concezioni religiose: rappresentava la dimora degli dei. I sacerdoti-astronomi prendevano appunti, compilavano calendari ed erano i custodi delle leggende. Tra i primi popoli a studiare il cielo ci furono gli Accadi, in una regione dove 4500 anni fa sarebbe poi sorta Babilonia. Ma il vero fascino che l’uomo subisce nei confronti dell’astronomia esiste sin da quando collegò il moto degli astri al cambiamento delle stagioni. Proprio dai babilonesi e dagli antichi Egizi si crearono i primi calendari, allo scopo di sapere quando irrigare i campi, seminare o raccogliere. Molto vicini alla volta celeste erano gli abili navigatori, i quali erano in stretto contatto con essa per orientarsi. Erano in grado di percorrere enormi distanze lontani dalla terraferma, senza l’ausilio di strumenti. Nell’antichità i fenomeni celesti erano visti come presagi di sventure o segni inequivocabili che gli dei volevano trasmettere agli uomini.
Oggi, attraverso la tecnologia moderna, sappiamo che tutto ciò è ben altro. Quando si alza lo sguardo verso la volta celeste, si osservano tanti puntini sparsi brillare in ogni posizione. Come da natura umana, chiunque vorrebbe mettere un pò d’ordine e raggrupparle. I popoli che ci hanno preceduto hanno ben pensato di farlo, anche se il loro scopo era quello di captare qualche messaggio che il cielo voleva comunicare loro: sono nate quindi le costellazioni. Sono soltanto figure immaginarie che gli antichi hanno riunito attraverso linee altrettanto immaginarie, conferendo al profilo che delineavano nel cielo, la forma di figure o animali legati alle proprie tradizioni. Possiamo definire quindi una costellazione, un raggruppamento apparente di stelle il cui nome trae origine dalla mitologia greco-romana. Nel 1929 l’Unione Astronomica Internazionale (International Astronomical Union) definì ufficialmente 88 costellazioni in tutto il cielo convenendo sulle loro delimitazioni. I raggruppamenti nei pressi dell’eclittica, formano la fascia dello zodiaco. Lo zodiaco è una “fascia” di 12 tra le 88 costellazioni sulla quale si trova il percorso immaginario del Sole, della Luna e dei pianeti. In questo modo quindi, sapendo dove rivolgere lo sguardo, è possibile osservare pianeti ed oggetti extragalattici molto lontani, o anche solo il braccio a spirale della via Lattea, oltre a vari corpi minori quali satelliti, asteroidi, comete, meteore o tanto altro ancora.
I viaggi nel tempo e nello spazio hanno da sempre affascinato l’umanità, che ne ha parlato attraverso libri, film, spettacoli, fumetti. Gli scrittori di fantascienza hanno inventato macchine del tempo capaci di portarci agli albori dell’umanità, senza probabilmente sapere che tutto ciò è anche più semplice. Osservando la volta celeste è possibile guardare nel passato, in quanto la luce che ci proviene da altri mondi ha viaggiato per migliaia o milioni di anni. Questo vuol dire che noi vediamo l’oggetto come era a quel periodo e non come si presenta al momento. Una stella o un pianeta che noi osserviamo potrebbe anche non esistere più, ma noi lo sapremo soltanto quando la sua luce smetterà di raggiungere la nostra posizione. Un ipotetico mondo distante 65 milioni di anni luce, capace di osservare nei dettagli con un potentissimo telescopio la superficie terrestre, osserverebbe la nostra Terra popolata da creature gigantesche: i dinosauri. Affascinante vero? Sono stati tanti i personaggi leggendari che hanno lasciato il contributo per noi: da Tolomeo a Copernico, da Keplero a Galileo a Newton, solo per citarne alcuni. Osservare gli stessi oggetti che hanno contemplato i nostri antenati ha un fascino oggettivo particolare. I luoghi per poterlo fare sono sempre meno numerosi, e l’avvento della rivoluzione industriale ha decisamente penalizzato le osservazioni. Esistono però ancora luoghi dove poter apprezzare il firmamento, luoghi periferici o incontaminati, dove poter meditare sulla vastità dell’universo. Spendere qualche minuto in una serata in spiaggia tra amici per contemplare il cielo non fa mai male, e sarete sicuri di aver fatto parte anche solo per una serata di qualcosa di speciale.