Mentre nel nord-est degli USA e nel Canada orientale si assaporano gli strascichi di un inverno che è risultato totalmente inesistente in gran parte degli States, con la neve che è ricomparsa fino a bassissima quota sullo stato di New York, il Vermont, il New Hamphire, il Maine, imbiancando i boschi degli Appalachi settentrionali come mai aveva fatto in pieno inverno, nel sud-ovest invece è il gran caldo, sprigionato dall’anticiclone sub-tropicale messicano, a non voler dare tregua. Difatti anche il mese di Aprile non manca di lasciare nuovi record di caldo mensili, stavolta negli stati del sud-ovest, i meglio esposti alle onde mobili di calore che dall’entroterra desertico messicano si propagano verso il New Mexico, la California, l’Arizona e il Nevada, infiammando le immense distese desertiche che coprono i vasti altopiani fra la California, il Nevada e l’Arizona. I risultati sono subito arrivati sul campo. Per la prima volta dall’inizio del 2012 in diverse località degli USA meridionali si sono sfondati, eppure abbondantemente, i +40° all’ombra. Soprattutto fra la California e l’Arizona, gli stati più esposti a questa ondata di calore in risalita dall’entroterra messicano, i +40° ormai da giorni rappresentano un traguardo già ampiamente superato.
Praticamente quasi ogni giorno d’inverno, da Dicembre a Febbraio, la temperatura massima giornaliera nel sud degli Stati Uniti ha superato i +30°, salvo poche eccezioni, mentre i primi +35° sono arrivati a inizio Marzo. Nei giorni scorsi il caldo si è notevolmente intensificato, tanto che si sono raggiunti dei picchi record per il mese di Aprile. Ad esempio, a Tacna, in Arizona, il termometro ha varcato i +42.8° per la prima volta la scorsa domenica 22. Gran caldo anche nell’ardo deserto californiano, a Thermal è stata archiviata una temperatura massima di ben +41.7°, un dato davvero notevole per il mese di Aprile. Ormai in molte di queste località si punta ai +44° +45° all’ombra. Ma se di già in pieno deserto la colonnina di mercurio ha varcato i +40° +42° figuriamoci che temperature si saranno sperimentate in zone depresse (sotto il livello del mare) riparate a qualsiasi tipo di brezza, vento termico o flusso eolico da “gradiente”.
Nella celebre “Death Valley” (o valle della Morte), la località che vanta tuttora il vero record di caldo mondiale con gli storici +53.9°, il termometro è riuscito a lambire a soglia dei +45° all’ombra. Questi +45° raggiunti nell’inospitale “Death Valley” (non per caso gli è stato attribuito tale denominazione) rappresentano il record di caldo di Aprile per tutta la storia climatica degli USA, eguagliando i +45.0° registrati a Catalina, nel sud del Texas, il 20 Aprile del 1984 (valore però non troppo affidabile se si considerano le massime segnate nello stesso giorno dalle località limitrofe, nel sud del Texas nessuna superò i +43°). Il gran caldo dovrebbe continuare ad interessare gli stati sud-occidentali degli States anche nei prossimi giorni, continuando ad infiammare i deserti interni degli USA, per merito del congeniale assetto barico che si è venuto a realizzare sul Pacifico settentrionale, davanti la West Coast.
Il graduale indebolimento del flusso della “Jet Stream” sul Pacifico settentrionale sta favorendo una ampia ondulazione del getto che di conseguenza tende a scavare una saccatura, ben formata in quota, che dal tratto di oceano davanti le coste dell’Alaska meridionale, dove è situata l’area ciclonica principale con minimo sui 990 hpa, si allunga (lungo i meridiani) arrivando a largo delle coste della California, dove si è isolato un “CUT-OFF” in quota che tende a muoversi verso le coste californiane, ove è atteso un peggioramento del tempo tra la serata di domani e la giornata di giovedi, con l‘arrivo di piogge e rovesci sparsi sulla California e l‘inserimento di umidi e temperati venti da O-SO e Ovest che addenseranno una fitta nuvolosità da “stau” lungo le aree costiere, da Crescent City fino alle contee a sud di Los Angeles. Lungo il margine più orientale di questa saccatura si è venuta a scavare una robusta onda anticiclonica che ha enfatizzato il torrido anticiclone sub-tropicale messicano che di conseguenza si è spinto con i propri elementi fino agli Stati Uniti centro-occidentali, convogliando una grossa bolla di aria calda e secca che dai deserti del Messico settentrionale si è propagata verso gli States, in particolare nel sud-ovest. La gran calura sugli USA sud-occidentali, tra California, Arizona, Nevada, New Mexico, ha già le ore contate.
Dovrebbe durare fino alla giornata di domani, poi da giovedì, con l’avanzata dell’asse di saccatura verso la West Coast, venti più temperati e umidi da O-SO e Ovest dal Pacifico investiranno la California per penetrare successivamente fino al cuore dell’Arizona, del Nevada e nel New Mexico, incanalandosi fra i canyon e le vallate, scacciando la calura verso est, in direzione degli stati centrali. L’ingresso di aria un po’ più fredda in quota sopra l’aria molto calda e secca preesistente nei bassi strati potrebbe accrescere notevolmente i contrasti termici, generando turbolenze e intensi moti convettivi che potrebbero favorire la formazione di rovesci e temporali fra il Nevada, l’Arizona, lo Utah e il New Mexico, con fenomeni localmente anche di forte intensità, specie fra Nevada, nord Arizona e sullo Utah, con lo sviluppo di Cellule temporalesche molto ben definite.
Tra il pomeriggio e la serata di giovedi le piogge e i temporali dovrebbero estendersi anche fra il New Mexico, il Colorado e il Wyoming, per proseguire in direzione del Kansas, Oklahoma, Nebraska, South Dakota con forti manifestazioni temporalesche e rovesci di pioggia che accompagneranno il calo termico. Nei giorni successivi, fra venerdi e sabato, l’ampia saccatura raggiungerà gli USA centrali dando vita ad una severa fase di maltempo che verrà ulteriormente enfatizzata dallo scontro fra le masse d’aria fredde in discesa dal Canada e quelle molto più calde che risalgono dall’entroterra messicano e dal sud degli Stati Uniti. Lungo la linea di demarcazione fra le differenti masse d’aria si origineranno intensi sistemi temporaleschi a mesoscala che potranno causare nuovi “tornado” sulle pianure centrali.