Recenti ricerche dimostrano che il livello del campo magnetico solare osservato negli ultimi 9300 anni, potrebbe ridursi nuovamente in futuro. Questo calo causerebbe una riduzione del numero delle macchie solari e degli eventi esplosivi, ma con rischi più evidenti per il nostro pianeta. Si tratta di un lavoro di Luca Barnard, dell’Università di Reading, il quale presenterà i suoi risultati al National Astronomy a Manchester. Il livello di radiazioni nello spazio è di grande interesse per gli scienziati e per gli ingegneri spaziali, in quanto si monitorano le possibili minacce ai sistemi artificiali, compresi i possibili danni ai componenti elettronici dei satelliti. Le particelle cariche provenienti dallo spazio e dalla nostra stella possono anche arrecare danni alla salute degli astronauti o in misura minore, all’equipaggio d’alta quota degli aeromobili. Le principali fonti di radiazioni sono i raggi cosmici galattici, un flusso continuo di particelle altamente energetiche che provengono dall’esterno del nostro sistema solare, e le particelle cariche del Sole, che vengono accelerate ad alte energie a brevi raffiche da eventi esplosivi della nostra stella. La quantità di radiazioni nell’ambiente nei pressi della Terra è in parte controllato, proprio dalla forza del campo magnetico solare. Ci sono previsioni teoriche supportate da evidenze osservative, che un calo della forza media del campo magnetico del Sole, porterebbe ad un aumento della quantità di raggi cosmici che raggiungono lo spazio nei pressi del nostro pianeta. Inoltre le previsioni confermano che un calo dell’attività solare significherebbe meno esplosioni ma “più incidenti”.
IL RISCHIO PER AEROMOBILI E VEICOLI SPAZIALI – Attualmente gli aeromobili e i veicoli spaziali sono progettati e gestiti per offrire una protezione adeguata dai livelli di radiazioni che sono stati osservati nel corso dell’era spaziale, ma un calo dell’attività solare si tradurrebbe in una quantità maggiore di radiazioni in uno spazio vicino alla Terra, con conseguente rischio di danni ai veicoli stessi, agli aeromobili, agli astronauti e agli equipaggi degli aerei. Confrontando questo massimo solare del ciclo 24, con esempi precedenti, il dott. Barnard prevede che vi sia una probabilità dell’8% che l’attività solare cada a livelli molto bassi, simili a quelli registrati nel cosiddetto minimo di Maunder, un periodo durante il XVII secolo, durante il quale l’attività solare rimase a livelli enormemente bassi per circa 70 anni. Questo farebbe aumentare il flusso di radiazioni spaziali di un fattore 2,5 rispetto ai valori attuali e la probabilità di osservare un ciclo molto evidente si ridurrebbe da 5 a 2 per secolo. Tuttavia, lo scenario più probabile è che l’attività solare diminuirà fino a circa metà del suo valore attuale nei prossimi 40 anni. Di conseguenza, l’ambiente vicino alla Terra diventerà probabilmente più pericoloso nello stesso lasso temporale. Nel presentare i suoi risultati, Barnard commenta in questo modo: “Le radiazioni nello spazio possono essere un serio problema per le persone e per i delicati sistemi elettronici. Gli ingegneri dovranno lavorare ancora più duramente per attenuare l’impatto.”
PREVISIONI RECENTI – La previsione di Barnard non è l’unica nel suo genere. Qualche tempo fa anche un gruppo di ricercatori del National Solar Observatory di Tucson, in Arizona, stabilì che la nostra stella già a partire dal 2016 possa divenire “senza macchie” a causa del magnetismo visto in netto calo dal 1990. A quella previsione però ci fu la pronta risposta di Alessandro Bemporad (INAF), il quale accusava queste previsioni come premature. Alessandro Bemporad, ricercatore dell’INAF-OA di Torino, eletto nel 2009 “Fisico solare dell’anno”, mise subito un freno a queste affermazioni: “Le macchie solari aumentano e diminuiscono ciclicamente, senza che ci sia una diretta corrispondenza con le variazioni della temperatura terrestre. Inoltre, questo genere di previsioni ha un alto grado di incertezza e non si può escludere che il campo magnetico del Sole, attualmente nel suo ciclo 24, riprenda quota”. Soltanto il tempo potrà darci delle risposte; di certo sappiamo che l’attuale ciclo 24 è molto debole, e questa non è una previsione.