Negli ultmi giorni in tanti ci hanno segnalato, via email e sulla nostra pagina di facebook, delle “anomalie” sui tracciati del sismografo BKE installato sul vesuvio, rilevabili anche nell’altra stazione OVO posizionata sul vulcano(vedi grafici a corredo dell’articolo). Queste anomalie, rilevate esclusivamente nelle ore diurne come si può osservare dalla pagina con il sismografo dell’Ingv, hanno allarmato tante persone e su internet s’è diffusa rapidamente, tramite il passaparola, la notizia che il Vesuvo sia irrequieto e che lì sotto stia succedendo qualcosa. “Si vede che dorme solo per finta” ci ha scritto un nostro lettore, mentre altri ci hanno segnalato che “la popolazione locale ha notato che gli animali della zona si comportano in modo strano“.
Per chiarire questa situazone abbiamo interpellato il Direttore dell’Osservatorio Vesuviano dell’Ingv, Marcello Martini, che ci ha assicurato che “i segnali sismici osservati giustamente dai vostri lettori sul tracciato della stazione BKE sono dovuti al passaggio, durante il giorno, di automezzi in prossimità della stazione stessa. Le immagini che ha allegato sono proprio esempi tipici di questi segnali. Gli automezzi che passano in prossimità della nostra stazione sono principalmente dovuti ad un’attività turistico-escursionistica promossa dall’ Ente Parco. D’altra parte il Vesuvio attrae da sempre molti turisti, aggiungerei giustamente, perché è un sito di grande bellezza e di straordinario fascino“.
Martini ci ha anche spiegato che “la nostra stazione di Bunker Est (BKE) è una stazione collocata in una delle postazioni realizzate negli anni sessanta, quando è stato sviluppato il primo nucleo della rete sismica per il monitoraggio del Vesuvio, ovvero con stazioni distribuite sul territorio. In precedenza si utilizzavano solo strumenti collocati nell’area dell’Osservatorio stesso. Nella sua attuale forma BKE è in funzione dal 1992. Anche se un notevole rumore sismico di origine antropica è comunque diffuso in tutta l’ area vesuviana e, in generale, in tutte le aree vulcaniche della Campania, la stazione è un valido strumento per il monitoraggio del Vesuvio. In ogni caso la rete del Vesuvio è composta da 20 stazioni in configurazione piuttosto ravvicinata tra loro, soprattutto nell’area sommitale del vulcano. Pertanto BKE è parte di un sistema più ampio che consente di discriminare gli eventi naturali dai segnali di altra origine. Riguardo l’osservazione dei segnali, presso la nostra sede è attivo un sistema di turnazione, per cui ci sono sempre due unità di personale addette all’osservazione continua dei tracciati e al controllo dell’integrità dei sistemi di monitoraggio“.
Più in generale sulla situazione e sulle problematiche del Vesuvio, in un’intervista realizzata a fine giugno scorso proprio presso l’Osservatorio Vesuviano di Napoli, lo stesso direttore Martini ci aveva spiegato che “abbiamo una serie di indicatori dello stato del vulcano che ci hanno fatto conoscere molto bene il Vesuvio e che hanno determinato il Piano di Emergenza, che prevede come alcune aree siano evacuate preventivamente in caso di eruzione. Dai dati che abbiamo e dagli studi che abbiamo fatto, pur non potendo sapere quando il vulcano si risveglierà, siamo quasi certi che lo farà con un’eruzione di tipo sub-pliniano: si tratta di un evento simile a quello di Pompei, ma con un’energia un pò minore. E’ il responso di studi molto approfonditi, e la probabilità che il vulcano – quando si risveglierà – lo farà in questo modo, è più che ragionevole, intorno al 90%. E’ invece poco probabile che il Vesuvio possa riprendere l’attività con una piccola eruzione. […] Per quanto riguarda la situazione attuale, abbiamo vari indicatori sul Vesuvio, dove si verificano circa 800/900 terremoti l’anno. Noi analizziamo e misuriamo le variazioni geochimiche, i gas fumaroli, le formazioni del suolo, i gas del suolo. In base alle variazioni di questi elementi, siamo in grado di dare un allarme in modo preventivo, giorni, settimane e forse addirittura mesi prima di un’eruzione. Ma abbiamo una scala di allarme che prevede 4 diversi livelli di allerta, perchè non è escluso che ci siano falsi allarmi, cioè che il vulcano dia segni di risveglio ma poi non si risvegli. […] Il problema principale è ch non potremo sapere quanto tempo passerà dai precursori fino all’eruzione, forse anche mesi, e questo potrebbe essere un problema aggiuntivo. Altri rischi sono dovuti alla caduta di ceneri e alle frane. Infatti le eruzioni vulcaniche determinano cambiamenti climatici, non solo – in alcuni casi – su scala globale, ma spesso anche nei microclimi intorno al vulcano n eruzione, dove provocano piogge abbondanti a causa delle emissioni del vapore acqueo. Queste grandi piogge si possono verificare su depositi instabili di cenere appena emessa dal vulcano. La piana di Nola è a rischio alluvioni, e per questo è nella zona blu. A proposito di Piano di Emergenza: se ne sta realizzando uno, nuovo, per i Campi Flegrei: al momento ci sono solo delle bozze avviate tra l’82 e l’84, quando ci fu l’ultimo bradisisma con un sollevamento rapido del suolo di 150 cm in due anni. I Campi Flegrei sono molto diversi dal Vesuvio, sono contraddistinti da una continua attività eruttiva che può addirittura modificare la linea di costa per i sollevamenti del terreno. Il Vesuvio, invece, dopo che si risveglia con una grossa eruzione dopo tanti anni di silenzio apparente, si mantiene sempre in attività continua e costante, non estrema, un pò come l’Etna. Infatti tra il 1631, quando ci fu una grossa eruzione, e il 1944, il Vesuvio è stato sempre attivo per oltre 310 anni consecutivi, e in quel periodo in tanti andavano lassù, fino a pochi metri dalla lava, a godersi lo spettacolo senza alcun pericolo, perchè erano eruzioni coreografiche ma buone, proprio come quelle dell’Etna“.