Secondo anniversario dell’eruzione dell’Eyjafjallajökull. Si monitora con attenzione il Katla

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Ubicazione del vulcano islandese Katla

Questo mese segna il secondo anniversario dell’eruzione del vulcano Eyjafjallajökull che ha paralizzato i cieli dell’Europa, causando danni considerevoli alle compagnìe aeree per circa una settimana. Ciò che alcuni ricercatori però stanno notando, in particolare il dr. Andy Hooper della Delft University of Technology,  è un’attività sempre più elevata del vulcano Katla, che sta fornendo segnali di una possibile eruzione da qualche tempo. Dal momento che il vulcano Katla ha un potenziale molto più pericoloso del suo compagno islandese, la sua osservazione è costantemente monitorata dai vulcanologi. Katla ha eruttato in media ogni 60 anni, ma non erutta significativamente dal 1918. Un’evidenza ancor più significativa è che alle eruzioni dell’Eyjafjallajökull nel 1821-23 e nel 1612 sono sempre seguite dopo pochi mesi proprio le eruzioni di questo vulcano. Tenendo in considerazione le statistiche quindi, che alle volte però possono trarre in inganno, la sua eruzione è in ritardo. Nello scorso mese di Luglio una vera e propria inondazione si è verificata sotto la calotta di ghiaccio sulla parte superiore del vulcano, distruggendo un ponte. Da quel momento ci sono stati dei movimenti erratici del vulcano misurati da precisi GPS, e l’area è stata interessata da un’alta attività sismica proprio sotto la sua caldera. Questo implica che il magma è risalito ad una profondità minore. L’eruzione del Katla nel 1918 produsse cinque volte più cenere di quella del 2010 dell’Eyjafjallajökull.

cenere dal vulcano islandese Eyjafjallajökull

Una sua possibile eruzione causerebbe delle inondazioni su gran parte dell’Isola, causando inoltre l’avvelenamento dell’agricoltura, una distruzione notevole delle abitazioni e obbligherebbe alla fermata gli aerei di tutta Europa. Se poi venisse espulso materiale a sufficienza, potrebbe anche avere degli effetti sul clima globale per qualche anno. Esiste un precedente in merito: nel 1783-84, un’eruzione dal sistema vulcanico Laki, facente parte dello stesso sistema centrato sul vulcano Grímsvötn, produsse 15 Km cubici di materiale (15 volte maggiore l’eruzione del 2010), causando un enorme impatto sul clima dell’emisfero settentrionale e riducendo le temperature medie sino a 3°C. Ciò, ebbe effetti evidenti ben oltre l’Islanda (dove un quinto della popolazione morì), causando migliaia di morti anche nel Regno Unito a causa di avvelenamento e freddo estremo, e in Nord Africa, dove si registrarono scarsissime precipitazioni. Eruzioni così devastanti però si verifricano soltanto ogni poche centinaia di anni in Islanda, ma il potenziale è davvero significativo. Nonostante oggi sia più difficile morire di fame grazie alle importazioni da altri paesi, un recente studio ha calcolato che gli effetti dell’inquinamento atmosferico prodotto, causerebbe tra 52.000 e 228.000 morti in tutta Europa. Nel frattempo, il vulcano Hekla ha eruttato circa una volta ogni 10 anni negli ultimi tempi, l’ultima volta nel 2000 e il Grímsvötn nel Maggio 2011.

I vulcani islandesi

Questa tendenza è stata aggravata dai cambiamenti climatici. Il Vatnajökull ha perso circa 400 miliardi di tonnellate di ghiaccio a partire dalla fine del XIX secolo. Questo ha ridotto la pressione sul mantello sotto la crosta, portando ad una generazione maggiore di magma. Alla fine dell’ultima era glaciale, lo stesso effetto ha portato a tassi di eruzione circa 30 volte superiori rispetto a quello attuale. L’attuale tasso di perdita di ghiaccio è quindi molto più basso di allora, ma possiamo ancora aspettarci la formazione di magma equivalente a quella eruttata dall’Eyjafjallajökull nel 2010 ogni 10 anni o giù di lì. Intanto, il restringimento della calotta provoca anche variazioni di stress nella crosta che può incoraggiare, o scoraggiare, la cattura del magma in ascesa, a seconda del percorso intrapreso. C’è un punto interrogativo sul se, e sul quando, tutto questo magma sarà espulso  e ciò che un’eruzione può causare è sempre un rebus. Molto dipende dai venti, ma anche dalla dimensione e dalla durata dell’eruzione. Forse sorprendentemente, la magnitudo è meno importante rispetto al tipo di eruzione. Nonostante l’eruzione dell’Eyjafjallajökull fosse relativamente piccola, la cenere ha colpito lo spazio aereo dell’Europa continentale, restando in aria per diversi giorni. Un eruzione del Katla può avere uno stile simile esplosivo, a causa dell’interazione tra il magma e la calotta sovrastante – il calore del magma provoca la trasformazione di ghiaccio a vapore, che si espande e frammenta il magma stesso.

Il Krakatoa

Un obiettivo chiave per gli scienziati e per le autorità dell’aviazione deve essere quello di sviluppare le capacità di previsione circa la natura delle future eruzioni. Saremmo in grado di costruire piani migliori per affrontare l’impatto, compresa la minaccia per l’agricoltura e il traffico aereo. A tal fine, il gruppo alla Delft University of Technology sta lavorando con l’Università d’Islanda e ad altri enti, al fine di sviluppare modelli più accurati sui sistemi idraulici vulcanici. Utilizzando ricevitori GPS, satelliti-radar e algoritmi avanzati, sono stati in grado di tracciare il movimento del magma e creare mappe di stoccaggio. Altrettanto importanti sono i rischi associati con le maggiori eruzioni islandesi, come quella avvenuta nel 1783-1784, che devono essere attentamente valutati. Anche se questi eventi si verificano solo ogni poche centinaia di anni, c’è il rischio che possano produrre una perdita di vite umane considerevoli, che significa che la popolazione dev’essere adeguatamente preparata.

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