La caldera vulcanica sulla pittoresca isola turistica di Santorini sta mostrando segnali di agitazione, ma a quanto pare non è il caso di allarmarsi. I ricercatori affermano che la rilevazione del movimento della caldera non significa necessariamente un’eruzione imminente. L’isola greca è stata protagonista di una delle più massicce eruzioni vulcaniche della storia, associandola attraverso le leggende, all’isola perduta di Atlantide. Quella eruzione produsse uno tsunami devastante di decine di metri che devastò l’isola e la costa Nord di Creta, distante ben 110 chilometri. L’ultima eruzione risale al 1950, anche se su scala molto più piccola. Come descritto dagli scienziati sulla rivista Geophysical Research Letters, i sensori posti sulla caldera stanno rilevando da qualche tempo una leggera deformazione ed espansione verso l’esterno della terra circostante la depressione in cima al vulcano, dopo decenni di assoluta pace. “Da Gennaio 2011 ad oggi, gli strumenti GPS posti sulla parte settentrionale di Santorini, si sono ‘trasferiti’ da 5 a 9 cm”, ha detto il ricercatore Andrew Newman, geofisico presso il Georgia Tech di Atlanta. “Quello che stiamo osservando è la prima significativa deformazione che anticipa generalmente una significativa attività tellurica ad essa associata“, ha detto Newman al sito LiveScience. Nello stesso periodo, la camera magmatica sotto Santorini si è gonfiata di quasi 14 milioni di metri cubi. Newman e i suoi colleghi dicono che è improbabile che la caldera deformante presagisca una eruzione. Scavi di vulcani spenti indicano che per il 90 per cento delle volte i movimenti del magma in situazioni ipogee non terminano con un’eruzione. La Caldera Long Valley in California, un sistema molto simile, iniziò la deformazione nel 1980, per poi calmarsi nuovamente nel 1989, ripetendo il ciclo nel 1997 e nel 2002 con un’eruzione.
Se anche si verificasse un’eruzione, come avvenuto per la caldera californiana, non sarebbe minimamente paragonabile all’eruzione minoica del 1650 a.C. che creò il mito di Atlantide. Fu un evento che si verifica in media ogni 100.000 anni e l’espansione attuale della caldera di Santorini è pari all’1% di quella circostanza. Certo, non per questo è necessario distogliere l’attenzione, ed infatti intere squadre di geofisici stanno mantenendo un occhio costante sulla caldera. Un’eruzione, seppur non paragonabile a quella minoica, potrebbe anche comportare tsunami locali all’interno dell’arcipelago di Santorini, danneggiando inoltre il traffico navale. Se anche il vulcano non eruttasse, potrebbe aumentare il rischio di un eventuale forte terremoto, andando a danneggiare le scogliere dell’isola molto vulnerabili. “Non abbiamo bisogno di una eruzione per avere frane indotte dal terremoto“, ha detto Newman. Non è possibile al momento sapere per quanto tempo continuerà la deformazione della caldera, ma potrebbe farlo anche per decenni. “Nonostante non ci sia alcun motivo per allarmarsi, questi segnali inquieti sono ugualmente importanti ai fini scientifici, perché ci consentono di capire in modo significativo l’evolversi di questi sistemi vulcanici”, ha concluso lo scienziato.