I terremoti si possono prevedere? E’ una domanda che ripetiamo e che ci ripetiamo sempre ogni volta che la nostra civiltà viene scossa da un sisma; ad oggi la comunita’ scientifica, che da anni si sta interrogando sul problema e che si rende conto di quanto la soluzione sia ancora molto lontana, resta convinta che è impossibile prevedere i terremoti. Di modelli di previsione ne esistono tantissimi. Sono 180, per esempio, quelli all’esame della collaborazione internazionale Csep (Collaboratory for the Study of Earthquake Predictability), una sorta di supervisore delle ricerche condotte in tutto il mondo sul problema della previsione. ”Usare il termine previsione non significa riferirsi alla possibilita’, calcolata al 100%, che un terremoto accada in un dato luogo in un tempo determinato”, ha spiegato il sismologo Warner Marzocchi, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e membro del Csep. Dei modelli di questo tipo, ad esempio, fa parte quello elaborato dal sismologo Giuliano Panza, dell’universita’ di Trieste e del Centro internazionale di fisica teorica (Ictp) di Trieste. ”I terremoti si possono prevedere, ma non con precisione. Siamo in una fase iniziale di una ricerca molto seria”, ha detto Panza. ”Finora– ha aggiunto – si diceva che i terremoti non si possono prevedere e basta, ma questo non e’ giusto. Non si arrivera’ mai a prevedere un terremoto a livello di allarme rosso, pero’ puo’ aiutare l’attivita’ di prevenzione”. Affermazioni che destano perplessita’ in molta parte della comunita’ scientifica, a partire dallo stesso Ictp: sono studi che ”non hanno valenza ufficiale di previsione e di servizio, ma sono il risultato di ricerca scientifica, il cui obiettivo è quello di migliorare la conoscenza dei terremoti”, ha osservato il direttore del Centro, Fernando Quevedo. Modelli come quello proposto da Panza ”considerano aree molto estese e intervalli di tempo prolungati”, ha spiegato Marzocchi. Per esempio, la previsione di un terremoto nel Nord si riferisce, secondo il modello, ad un’area che si estende dalla Slovenia alla Liguria, fino al Lazio, e il periodo considerato e’ di sei mesi. La previsione di un terremoto al Sud riguarda invece l’area che dalla Sicilia comprende Calabria, Basilicata e Appennino meridionale fino al confine tra Lazio e Campania. ”E‘ modello noto da 20 anni e finora non e’ stato preso in considerazione in nessuna parte del mondo a fini operativi”, ha rilevato Marzocchi. ”Attualmente – ha concluso – non esistono modelli di previsione a breve termine e in grado di prevedere con precisione un evento in una data zona”.