Spesso si parla di inquinamento atmosferico e subito il nostro pensiero va alla nebbia di Milano oppure alla densa coltre giallastra che ormai sovrasta il cielo delle nuove capitali industriali come ad esempio Pechino o le altre metropoli della Cina, dell’India e di molte altre città dell’Africa.
Eppure ormai simo abituati a respirare quest’aria acida e fetida, la consideriamo come un doveroso tributo che dobbiamo versare alla nostra “necessità” di avere almeno due auto a famiglia, cambiare telefonino ogni sei mesi e fare le nostre vacanze prendendo l’aereo ed andando ai Caraibi anzicché nelle splendide spiagge della Sicilia o della Sardegna. Eppure le nostre località turistiche, a parte l’ipocrisia con cui proprio molti di noi italiani le descriviamo insignificanti ed inquinatissime, non hanno nulla da invidiare a quelle esotiche e costosissime d’oltre oceano.
Ma, a parte questa digressione nazionalistica, quando si parla di smog ci viene da pensare a Londra, dove sappiamo che è avvenuto un episodio che ha causato numerose vittime ed ha dato vita ad una serie di leggi, che presto si sono diffuse su tutta la Terra, volte a limitare lo scarico degli inquinanti nell’atmosfera.
Il termine “smog” ormai è entrato nel nostro uso comune. Esso nacque dai termini inglesi smoke (“fumo”) e fog (“nebbia”). La sua prima comparsa viene generalmente identificata in un articolo del 1905, presentato a un convegno sulla salute pubblica . Quando venne coniato il termine, esso era applicato a un particolare fenomeno atmosferico, descritto qui sotto come smog di tipo tradizionale.
Oggi il termine viene utilizzato genericamente per indicare l’inquinamento atmosferico che si manifesta con forme simili alla nebbia, alla foschia o alla caligine negli strati bassi dell’atmosfera, normalmente in condizioni di calma di vento e di inversioni termiche alle basse quote.
Il Grande Smog di Londra, è stata una catastrofe ambientale che colpì la capitale inglese nel dicembre 1952. Tutto iniziò nel mese di novembre di quell’anno quando, a causa del freddo i londinesi aumentarono la potenza degli impianti di riscaldamento e cominciarono a bruciare più carbone del normale.
La necessità di riscaldare gli ambienti fu così impellente che gli inglesi non badarono ad usare, all’interno delle loro case, grandi quantità di carbone di bassa qualità, ad alto contenuto di zolfo, per permettere l’esportazione del carbone di alta qualità a causa della critica situazione economica della Gran Bretagna dopo la Seconda guerra mondiale
Il conseguente inquinamento dell’aria costituito dai fumi di combustione fu intrappolato da una inversione termica formata da una densa massa di aria fredda.
Durante i primi giorni di dicembre, una fredda nebbia calò su Londra e la concentrazione di inquinanti, fumo freddo in particolare, crebbe drammaticamente. Una coltre di smog, nebbia densa e maleodorante, avvolse Londra a partire dal 5 dicembre 1952 e durò fino al 9 dicembre 1952. La nebbia fu così spessa che la circolazione automobilistica divenne difficile o impossibile.
La gente camminava appoggiata ai muri. Le autorità raccomandarono di tenere a casa i bambini per il rischio che potessero perdersi. Lo smog entrò facilmente anche dentro gli edifici ed era talmente fitta che concerti, rappresentazioni teatrali e proiezioni cinematografiche furono sospese poiché la scena o lo schermo non erano visibili al pubblico.
L’evento causò la morte di 12 000 persone a cui si dovettero aggiungere anche 100.000 ammalati.
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