Ingenti quantità di metano tra le fratture glaciali dell’Artico

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Credit: NOAA

Tra le fratture glaciali dell’Artico, un team di ricercatori, tra cui alcuni scienziati dell’Earth System Research Laboratory (ESRL), hanno rilevato la presenza di livelli elevati di metano. L’evidenza suggerisce il gas proviene da piccoli batteri e da altri organismi presenti nell’acqua di mare, che rilasciano il metano come prodotto di scarto. La ricerca, estremamente interessante, non è stata ancora dimostrata in modo definitivo. La quantità di metano proveniente dal movimento dalle acque dell’Oceano Artico è molto ridotto però rispetto alla quantità prodotta dalle attività antropiche, come lo sviluppo del gas naturale, le operazioni con il bestiame e le discariche. Ma è un numero sorprendentemente grande rispetto a quanto stimato in precedenza. Lo studio di Nature Geoscience presenta anche la prima prova che i depositi geologici di acque basse, noti come idrati di metano, non sono al momento i responsabili principali di notevoli quantità di metano immesse nell’atmosfera. “Non abbiamo trovato alcuna evidenza di metano dagli idrati“, hanno spiegato i ricercatori. Alcuni scienziati temono che il rilascio di metano dagli idrati e lo scongelamento del permafrost potrebbero diventare un problema serio. Questo studio suggerisce che gli scienziati sono interessati a comprendere i  cicli globali di questo potente gas serra, al fine di prendere in considerazione le fonti oceaniche di superficie con più attenzione, soprattutto nella regione artica.

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