La maggior parte delle galassie, compresa la nostra Via Lattea, possiedono buchi neri supermassicci all’interno dei loro nuclei. Alcuni di questi enormi oggetti sono relativamente calmi, altri, noti come nuclei galattici attivi, possono espellere una quantità enorme di radiazioni, che secondo una recente analisi sulle galassie lontane, sarebbe in grado di bloccare la nascita delle stelle. Gli scienziati avevano a lungo pensato che tutta questa energia proveniente dai nuclei galattici attivi potesse interrompere la formazione di stelle intorno ad essi, ma non ne avevano avuto ancora conferma. Per trovarne le prove gli astronomi hanno scandagliato l’universo nel lontano infrarosso a lunghezze d’onda millimetriche dello spettro elettromagnetico. “Una volta che il gas è stato riscaldato e scacciato, non c’è materiale da cui formare le stelle”, afferma Mathew Page, un astrofisico presso l’University College di Londra. Nel nuovo studio, gli scienziati hanno combinato le osservazioni del lontano infrarosso a lunghezze d’onda millimetriche, che gettano luce sulla formazione delle stelle con quelle dei raggi X, che sono chiari segni di nuclei galattici attivi, per aiutarli a mostrare questi buchi neri supermassicci. “Anche se il buco nero è poco più di un granello rispetto alle dimensioni della galassia, fondamentalmente controlla il destino della galassia intera”, dice lo scienziato. Osservazioni da parte dell’Herschel Space Observatory, hanno rivelato che la rapida formazione stellare era comune nelle galassie ospitanti nuclei galattici attivi quando l’universo aveva da 2 a 6 miliardi di anni. Tutta questa energia dovrebbe essere sufficiente per guidare potenti deflussi di gas, spogliando le aree intorno ai buchi neri stellari dei materiali da costruzione. La ricerca dettagliata è stata pubblicata nel numero odierno della rivista Nature.