La Campania dal 1994 è sempre nella zona di confine tra emergenza con i rifiuti accumulati lungo le strade ed emergenza senza immondizia sparsa nelle vie. A fronte di circa 2,4 milioni di tonnellate/anno di rifiuti urbani regionali di cui si conoscono le vie di smaltimento, oltre 4 milioni di tonnellate di rifiuti “non urbani” (industriali, ecc.) sembrano dissolversi magicamente dal momento che in Campania non c’è nemmeno una discarica per accoglierli. Tale fatto, estremamente preoccupante se si pensa alla tutela delle risorse primarie quali acqua, suolo, aria, salute non ha mai impensierito coloro che devono amministrare i beni comuni vitali e nemmeno molti cittadini, a dir la verità, che hanno continuato a riversare i loro voti su personaggi bipartisan estremamente pericolosi per i cittadini di oggi e di domani! I Dl e le leggi emanati dai governi, sempre bipartisan nazionali, per chiudere l’emergenza rifiuti sono stati numerosi e, sembra, sempre pieni di buone intenzioni…a parole. Nel novembre 2010 con il DL 196 e nel gennaio 2011 con la legge n. 1 il Governo Nazionale ha rilanciato la costruzione di tre inceneritori (quelli non realizzati e che erano stati “ordinati” d’urgenza due anni e mezzo prima con il famigerato DL 90/08) e un gassificatore (complessivamente potranno distruggere circa 1.400.000 tonnellate di rifiuti all’anno che sommati alle 600.000 tonnellate bruciabili dall’inceneritore di Acerra fanno 2.000.000 di tonnellate) ed ha affidato poteri speciali al governatore della Campania per l’apertura di nuove discariche. Dopo un anno di alacre lavoro, nel gennaio 2012, la Regione Campania ha emanato l’ultimo Piano Rifiuti confermando gli impianti previsti nella legge 1/2011. E ci voleva un anno? Nel frattempo le discariche hanno continuato a riempirsi, e secondo un vetusto copione il personaggio chiamato Commissario di turno ha mescolato le carte ed ha tirato fuori, come i suoi famosi predecessori, siti non idonei ambientalmente in cui realizzare delle discariche: il sito del Castagnaro tra Pozzuoli e Quarto, due siti sopra le grandi sorgenti di Sarno, un sito sopra le sorgenti termominerali di Contursi e un sito a Laurito nel Cilento in zona franosa. Niente di nuovo! Premesse indispensabili per fare sollevare l’opposizione documentata dei cittadini, evidenziare eventuali collusioni tra cittadini e malavita organizzata, dimostrare l’ingovernabilità dei cittadini campani e la necessità di imporre un unico sistema per smaltire i rifiuti: l’incenerimento a tutti i costi. Grandi opere milionarie, pochi appalti, pochi vincitori, flusso di denaro pubblico meglio controllabile…per fare cosa? Immaginate! Forse starete pensando che il piano è l’ideale per stroncare l’inquinamento ambientale e tutelare il suolo e le acque nonchè l’aria dall’inquinamento. Che finalmente dopo vari decreti legge d’urgenza e conseguenti leggi da “ultima spiaggia” si chiuderà la “emergenza-scandalo-operazione-deviata-rifiuti”? Questa è la volta buona, così dicono e così diffondono i mass media come i banditori medievali quando facevano arrivare alle orecchie degli ignoranti contadini il “pensiero e la voce” del signorotto. Togliete dalle vostre annebbiate menti questa strampalata possibilità! Ricordate che la Campania ricca di acqua di falda e di suoli di eccezionale qualità e produzioni agricolo-zootecniche di pregio non può tollerare oltre la dispersione di inquinanti prodotti e smaltiti senza avere superato la valutazione d’impatto ambientale rilasciata dalla natura stessa: la VIA rilasciata dagli uomini è un certificato che si “conquista” come un francobollo dal tabaccaio! L’unica possibilità per continuare a vivere in una regione che non produca, fra poco, deviazioni genetiche irreversibili è connessa alla filiera che deve produrre meno rifiuti da smaltire grazie ad uno spinto recupero e riciclaggio dei materiali. Gli inceneritori sono ben visti da una parte delle lobby industriali e dai loro mercenari in quanto la vendita dell’energia elettrica prodotta con la combustione dei rifiuti è molto conveniente perchè sostenuta dal contributo CIP6 versato inconsapevolmente dai consumatori. Avanziamo una proposta rivoluzionaria: la Campania per almeno 5 anni deve dirottare (togliendolo agli inceneritori) l’equivalente monetario del contributo CIP6 raccolto nella nostra regione esclusivamente sulla filiera industriale del recupero e riciclaggio dei materiali. La raccolta differenziata e il conseguente trattamento dei materiali avrebbe un benefico boom! Qualcuno dirà subito che non si può fare perchè manca la legge! Le leggi le fanno gli uomini: se non c’è e siamo convinti che sia necessaria, facciamola. O meglio la facciano i personaggi eletti dai cittadini per amministrare al meglio le risorse e la salute. Dopo avere tanto e meschinamente servito le lobby aliene che si sono ingrassate a dismisura grazie a leggi nazionali speciali e a spese nostre facendo finta di “salvare la Campania” è ora che si riscattino servendo degnamente tutti i cittadini! E’ evidente che il piano rifiuti approvato qualche mese fa è ancora perfetto…per le lobby parassitarie. Un anno fa avevo già evidenziato che pochi anni dopo la costruzione dei nuovi impianti previsti in Campania non vi sarebbero stati rifiuti sufficienti ad alimentare le macchine. Ne conseguiva che due sarebbero stati gli scenari: – gli “amministratori” servitori delle lobby inceneritoriste avrebbero boicottato la crescita della raccolta differenziata e del riciclaggio; – in Campania si sarebbe dovuto, in qualche modo, reperire e fare arrivare notevoli quantità di rifiuti da bruciare. Questo piano è il logico prodotto di menti annebbiate dai fumi che venti alieni continuano a far giungere nei palazzi dei signori dei rifiuti: considerando che le discariche sono quasi sature, non ce ne sono in costruzione in siti idonei e gli impianti previsti non potranno essere pronti se non fra 3-4 anni, è prevedibile che fra qualche mese ci sarà una nuova emergenza con i rifiuti accumulati lungo le strade. Occasione che storicamente è stata d’oro per sostenere la necessità di costruire gli impianti previsti con il “piano rifiuti alieno”. Come si dice…addà firnì a nuttata! In qualche modo, deve finire! Con il nuovo piano regionale il ciclo dei rifiuti è già stato programmato almeno fino al 2034. Come si vede nella figura, i dati ufficiali dell’ARPAC (a sinistra) evidenziano il notevole incremento della raccolta differenziata tra il 2007 e il 2009 (in giallo i rifiuti indifferenziati, in rosso quelli differenziati). La sensibilizzazione maturata nei cittadini e negli amministratori locali lascia prevedere che nei prossimi anni la differenziazione dei rifiuti dovrebbe procedere con lo stesso andamento del triennio 2007-2009 (riquadro a destra). Se il riciclo dei materiali riutilizzabili prenderà piede si determinerà una sostanziale riduzione dei materiali destinati all’incenerimento. Si potrà verificare che già nel 2019, dopo 4 anni dall’entrata in funzione degli impianti, questi ultimi avranno a disposizione una quantità di combustibile di buona qualità inferiore a quella richiesta. Gli impianti ordinati con la legge 1/2011 e previsti nel nuovo piano regionale molto probabilmente entreranno in funzione nel 2015-2016 e devono lavorare a pieno regime almeno fino al 2023-24 per ammortizzare l’investimento fatto e per almeno ulteriori dieci anni per arrecare vantaggi economici ai loro gestori. Quindi, il ciclo dei rifiuti è già stato programmato almeno fino al 2034.
Come si intuisce, la nottata potrebbe essere ancora molto lunga!