Nascosta sotto i sedimenti del Po esiste una parte di Appennino piu’ che mai attiva, al punto che nell’arco di 500 anni ha provocato due terremoti violenti: quello di magnitudo 5,9 avvenuto oggi e quello, molto probabilmente altrettanto violento, del 1570, che sulla base delle testimonianze storiche e’ stato classificato come un sisma dell’ottavo grado della scala Mercalli. Le sue tracce sono rimaste nei muri deformati di alcuni edifici del centro storico di Ferrara. A provocare entrambi i terremoti e’ stata l’estremita’ settentrionale dell’Appennino, ”sepolta” sotto la Pianura Padana. I suoi movimenti saranno seguiti molto da vicino dagli strumenti che l’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) ha installato in seguito alla scossa piu’ violenta, avvenuta alle 4,03, ha detto il presidente dell’ente, Stefano Gresta. ”Non e’ raro che due terremoti di questa intensita’ avvengano a distanza di 500 anni”, ha osservato il sismologo Alessandro Amato.
La speranza e’ che non si ripeta quanto accadde nel 1570, quando la sequenza sismica duro’ ben quattro anni.
Terremoto Emilia Romagna, parlano gli esperti dell’Ingv che spiegano tutti i dettagli dello sciame sismico in atto
MeteoWeb