Una grande regione attiva ha preso forma sul Sole: alta probabilità di nuove tempeste solari

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Credit: NASA

Un enorme gruppo di macchie solari ha preso forma sulla superficie del Sole, lasciando intendere che la nostra stella potrebbe presto ‘sfornare’ moderate-forti tempeste solari. L’enorme complesso delle macchie solari, nota come regione attiva 1476, è ruotata in direzione della Terra durante il fine settimana. Misura oltre 100.000 chilometri, tanto che gli scienziati della NASA con la missione Solar Dynamics Observatory, un telescopio spaziale progettato per guardare il Sole, hanno soprannominato la struttura in un annuncio su Twitter, un “mostro di macchie solari“. Con almeno quattro macchie solari più grandi della Terra, AR 1476 si estende come detto per più di 100.000 km da un capo all’altro, rendendola un facile bersaglio, tempo permettendo, anche per telescopi solari amatoriali. Un astronomo del Rutherford Appleton Laboratory di Oxford, in Gran Bretagna, Mike Hapgood, attraverso un commento pubblicato sull’autorevole rivista Nature e del quale abbiamo già parlato in questo articolo, avverte su probabili scenari da brivido. Secondo lo scienziato, se una tempesta solare di grandi proporzioni colpisse il pianeta, getterebbe le città nell’oscurità e causerebbe il caos nell’economia globale. Sempre secondo l’astronomo, la terra non è preparata ad un’eventuale tempesta di questo genere, nonostante la storia ci dica che questi eventi siano più che probabili. “Tempeste di grandi proporzioni sono accadute in passato, ma la nostra attuale tecnologia non è sufficientemente schermata da queste particelle e non esistono piani di riserva nel caso qualcosa vada storto“, ha detto Hapgood. Tra gli effetti disastrosi di una tempesta solare citati dall’astronomo, c’e’ il sovraccarico delle reti elettriche, già accaduto in Canada nel 1989, che potrebbe portare alla distruzione dei trasformatori, molto difficili da sostituire. Inoltre, gli effetti di una tempesta solare potrebbero colpire la ionosfera e danneggiare la rete GPS, oggi sempre più utilizzata per la navigazione e l’orientamento. In più, una tempesta solare potrebbe danneggiare le telecomunicazioni con una conseguente cancellazione dei voli transoceanici, simile a quella accaduta in seguito all’eruzione di un vulcano islandese due anni fa. La solita raccomandazione che facciamo è quella di non osservare mai il Sole direttamente ad occhio nudo o con strumenti ottici senza l’ausilio degli appositi filtri. Diffidare dai flitri da anteporre davanti agli oculari, in quanto rompendosi potrebbero causare gravi ed irreparabili danni alla retina. La soluzione migliore, nel caso in cui si voglia utilizzare un telescopio, è quello di anteporre un apposito filtro in Mylar davanti all’obiettivo principale dello strumento, in modo che la luce sia filtrata prima di essere concentrata nelle lenti o negli specchi.

Credit: NASA / SDO

L’ATTIVITA’ SOLARE – Le macchie solari sono aree della superficie del Sole più scure (appaiono tali in quanto meno calde delle aree circostanti), causate da una intensa attività magnetica. Queste strutture a volte sfociano in brillamenti solari, che inviano alte emissioni di energia sottoforma di radiazioni nello spazio. I fisici solari classificano i flare in tre categorie principali: C, M e X, dove C rappresentano i meno potenti e X i più forti. I brillamenti di classe X possono provocare tempeste di radiazioni di lunga durata, e scatenare tempeste geomagnetiche sul nostro pianeta generando black-out elettrici e radiofonici, mettere KO i satelliti in orbita, danneggiare e interferire con i segnali GPS, mettere in serio pericolo la vita degli astronauti nello spazio. Quelli di classe M sono invece leggermente meno intensi, e possono influire prevalentemente nelle regioni polari e causare occasionalmente tempeste minori. I brillamenti di classe C presentano invece pochi effetti evidenti. La regione attiva 1476 si è già dimostrata molto dinamica, espellendo una serie di brillamenti di classe M e C nei giorni scorsi, tra cui uno di classe M1 diretto verso il nostro pianeta. Grandi eruzioni solari sono spesso associate ad espulsioni di massa coronale (CME), enormi nubi di plasma che solcano lo spazio a 5 milioni di Km/h o poco più. Quando queste nubi impattano con il nostro campo magnetico, generano le bellissime aurore polari che illuminano i cieli delle alte latitudini, ma sono causa come detto anche di tempeste geomagnetiche, e in casi gravi, di tempeste solari i cui effetti potrebbero anche risultare dannosi per la nostra tecnologia. Dopo un periodo di relativa tranquillità dal 2005 al 2010, la nostra stella si è improvvisamente risvegliata lo scorso anno, causando numerosi flare ed espulsioni di massa coronale, in un complesso però relativamente debole, qual è quello del ciclo 24. La maggior parte degli esperti prevede che tali esplosioni possano continuare sino al prossimo anno, probabilmente sino alla primavera 2013. Dopodichè il normale ciclo undecennale del Sole, dopo il picco del massimo solare, tornerà a scemare sino al minimo solare.

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