“La geotermia e’ un potenziale energetico rinnovabile che e’ stato finora utilizzato solo in maniera modesta nel nostro Paese, sia per produrre energia elettrica che -continua Passaleva- per usi diretti del calore”. La produzione di energia elettrica da fonte geotermica, ricorda l’esperto, “e’ stata avviata in Italia, primo Paese al mondo, fin dagli inizi del ‘900, a Lardarello in Toscana”. “Da allora -continua- l’impiantistica si e’ ovviamente sviluppata e, soprattutto negli ultimi 20 anni, la costruzione di nuove centrali, la ristrutturazione di impianti preesistenti, nonche’ l’ammodernamento della tecnica di perforazione dei pozzi e di gestione del serbatoio geotermico, hanno contribuito a far crescere l’energia elettrica prodotta fino ai valori attuali, pari a circa 5,3 mld di kWh all’anno, un po’ meno del 2% della produzione elettrica nazionale e circa il 25% del fabbisogno elettrico della Toscana”. “Fino ad oggi pero’ -afferma ancora Passaleva- il geotermico di alta temperatura viene utilizzato, come anche negli altri Paesi geotermici del mondo, limitatamente ai sistemi idrotermali, che sono scarsamente diffusi, per le loro peculiari condizioni geomorfologiche”. L’esponente dell’Ugi ricorda anche che esistono peraltro sistemi geotermici cosidetti ‘non convenzionali’, di enorme potenziale produttivo, presenti nel nostro Paese. “Si tratta -spiega Passaleva- di sistemi a ‘rocce calde secche’, sistemi ‘magmatici’, sistemi ‘geopressurizzati’, sistemi a ‘fluidi supercritici’, sistemi a ‘salamoie calde'”. Uno scenario che apre panorami energetici importanti per l’Italia.
Secondo i ricercatori e gli esperti presenti al convegno di oggi, per l’Italia, con l’utilizzo di sistemi non convenzionali, si apre un’ipotesi di sviluppo della risorsa geotermica, entro il 2050, di almeno un ordine di grandezza superiore al presente di 10.000 MW a fronte degli 880 MW attuali e 60 mld di kWh/anno a fronte dei 5,3 attuali. “Cio’ comporterebbe -aggiunge Passaleva- un risparmio annuo di oltre 10 mln di tonnellate equivalenti petrolio, per un valore, a costi attuali, di circa 6mld di euro, nonche’ minori emissioni di CO2, pari a circa 36 mln di tonnellate”. Ma la condizione “indispensabile” perche’ queste prospettive si realizzino, secondo gli esperti e’ che si faccia “un grande sforzo condiviso dal mondo della ricerca, dell’industria ma, soprattutto, dal Governo del Paese, per la realizzazione di un’importante progetto finalizzato di ricerca e sviluppo nell’ambito dei sistemi geotermici non convenzionali esistenti sul territorio nazionale e che, con un costo stimabile di 400 mln di euro, aprirebbe enormi prospettive di sviluppo di una risorsa naturale, con ricadute estremamente positive sotto il profilo economico, ambientale e sociale”. Intanto non mancano nel nostro Paese esempi di come la geotermia sia gia’ una realta’. La nuova sede della Regione Milano, ad esempio, e’ completamente climatizzata con la geotermia ricavata in loco, cosi’ come il nuovo impianto Ikea di Parma e quello di Corsico, vicino Milano. Inoltre, le societa’ distributrici di energia A2A di Milano e Hera a Ferrara riscaldano con la geotermia 30.000 abitazioni. Mentre e’ allo studio un progetto della societa’ Eurobuilding per sfruttare l’energia geotermica del vulcano sottomarino Marsili che ha un bacino termico esteso per 2.100 km quadrati al largo tra la Sicilia e la Calbria. Un bacino che potrebbe riscaldare l’intera citta’ di Palermo.