Si stima che i danni provocati ogni anno da dissesti idrogeologici ammontino, nei paesi piu’ industrializzati, a circa 6 miliardi di euro. Gli Stati Uniti sborsano 1.200 milioni di euro l’anno, al Giappone le frane costano 1.500 milioni di euro, alla Cina 500 milioni e all’India 1.300 milioni di euro (dati progetto Iffi, Inventario dei fenomeno franosi in Italia). Solo considerando il periodo che va da ottobre 2009 a novembre 2011, secondo i dati Legambiente, i fondi stanziati per le principali emergenze idrogeologiche in Italia sono ammontati a 816.146.140 euro. Un bilancio che traccia il quadro di un territorio fragile e vulnerabile, ma anche di costi insostenibili per le popolazioni, una dispersione di risorse che dovrebbero invece essere destinate ad un’efficace politica di prevenzione. All’origine di questi eventi ci sarebbero cause naturali, precipitazioni intense e terremoti, ma soprattutto un’errata gestione del territorio (disboscamenti, tagli stradali, abusivismo edilizio). Per arginare questa vulnerabilita’ bisognerebbe adeguare le politiche regionali, rivedere mappe, pianificare la lotta agli illeciti ambientali, demolire abusi e delocalizzare i beni esposti al pericolo di frane e alluvioni, avviare la manutenzione ordinaria dei corsi d’acqua cittadini, la stabilizzazione del movimento franoso, la demolizione delle case in alveo. Una politica che ha un costo anche perche’ comporta la rinuncia allo sfruttamento di terreni adiacenti ai fiumi. Per mettere in campo una politica territoriale che metta al centro la prevenzione e la mitigazione del rischio idrogeologico, la tutela del territorio e dei corsi d’acqua e la sicurezza delle persone che vivono in aree a rischio, Legambiente ha individuato 10 punti. A partire, naturalmente, dagli investimenti nella messa in sicurezza del territorio. Si passa poi alla delocalizzazione dei beni esposti a frane e alluvioni; adeguamento dello sviluppo territoriale alle mappe del rischio e ridare spazio alla natura. Particolare attenzione va dedicata ai corsi d’acqua minori e alla manutenzione ordinaria del territorio. Imparare a convivere con il rischio, applicando sistemi di previsione delle piene e di allerta e piani di protezione civile aggiornati, testati e conosciuti dalla popolazione che deve essere coinvolta in esercitazioni. Infine, la lotta agli illeciti ambientali rafforzando controlli e monitoraggi per ripristinare la legalita’ sul territorio, e gestire le piogge in citta’ dove eventi piovosi non straordinari causano allagamenti e danni rilevanti.