Sta per partire la fase esplorativa del vulcano Marsili, che prevede la costruzione, entro il 2013, di una prima piattaforma di trivellazione, con un pozzo pilota che dovrebbe arrivare ad una profondità di 800 metri per scendere all’interno del vulcano, fino a 2 chilometri della sua altezza. Il progetto prevede la costruzione, entro il 2015, di 4 piattaforme di estrazione per una produzione totale di circa 800-1.000 MegaWatt di energia geotermica, che sarà trasformata in energia elettrica, pari a 4,4 TWh, che potrà soddisfare i bisogni di consumo di una città delle dimensioni poco più grandi di Palermo, sui 700mila abitanti. E’ il progetto guidato dall’azienda privata Eurobuilding e condotto in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), il Centro di Ricerche e Studi Sperimentali per le Geotecnologie dell’Università di Chieti (CERS), l’Istituto di Scienze Marine (Ismar), con il CNR e con l’Università Politecnica di Bari. Il 2013 sarà l’anno delle prime indagini del progetto, il cui obiettivo è trasformare il calore generato dal vulcano in una grande centrale di produzione di energia. ”E’ un progetto unico al mondo che cercherà di sfruttare il calore dell’acqua che circola all’interno della struttura sottomarina del vulcano Marsili”, ha spiegato uno dei responsabili, Diego Paltrinieri.
La struttura, che si trova circa 140 chilometri a Nord della Sicilia, è considerata una delle zone più ricche di giacimenti di ‘calore fluido’ al mondo: l’acqua che si infiltra nei numerosi vulcani dell’area, nel complesso la più grande d’Europa, si surriscalda raggiungendo temperature fra 350°C e 400°C. La struttura – secondo Paltrinieri – può essere immaginata come un grande bollitore pieno di acqua marina, riscaldato da un fornello a diversi chilometri di profondità e chiuso da un grande coperchio. Numerose fratture nella struttura permettono la circolazione al suo interno di grandi masse d’acqua”. Il primo passo ha ricevuto l’autorizzazione da parte del ministero per lo Sviluppo Economico, e prevede di realizzare una prima trivellazione del ‘coperchio’ per verificare le condizioni e la fattibilità dell’opera. Il passo successivo sarà infine pompare una parte di quell’acqua e utilizzarla, sotto forma di vapore, per mettere in movimento delle turbine per la produzione di energia elettrica. Nel rispondere ai possibili rischi legati alla realizzazione del progetto, Paltrinieri ha spiegato che ”la sicurezza è garantita da tutte le verifiche del caso effettuate in particolare dai ricercatori di Ingv, e dal fatto che nessuna azienda privata sarebbe mai disposta a investire soldi in un progetto se esistessero rischi di qualche forma”.