L’ufficio del sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, ha approvato la perforazione del cuore del “supervulcano” dei Campi Flegrei, al fine di ottenere informazioni necessarie che potrebbero aiutare in futuro ad estrarre energìa geotermica dal vulcano. Il programma internazionale che prevede la perforazione del supervulcano dei Campi Flegrei si chiama Campi Flegrei Deep Drilling Project ed è finanziato dal Consorzio internazionale per le perforazioni profonde continentali. Con una storia di enormi eruzioni vulcaniche e con deboli bradisismi in atto, questa zona densamente urbana è esposta ad un rischio vulcanico molto elevato. La caldera dei Campi Flegrei è una formazione geologica a pochi chilometri ad ovest di Napoli, che si è formata nel corso di migliaia di anni dopo il crollo di numerosi vulcani. I ricercatori ritengono che se si verificasse un’esplosione, le ripercussioni interesserebbero tutto il globo, avendo un potenziale così elevato da uccidere milioni di persone e avere un effetto importante sul clima. Il rischio è naturalmente più elevato dal momento che l’area presenta circa 3 milioni di persone nei suoi dintorni. Il progetto per lo sviluppo della geotermia ha un precedente solo in Islanda. In passato questo tipo di attività hanno anche prodotto incidenti: nel 2006, un progetto di perforazione scientifica sul vulcano Lusi, in Indonesia, innescò un’eruzione che uccise 13 persone e causò 30 mila sfollati. Il coordinatore del progetto, Giuseppe di Natale, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, ha riferito che la perforazione dovrebbe cominciare entro pochi mesi, alla quale seguirà una seconda trivellazione. La prima idea era quella di forare a 4 chilometri di profondità verso la caldera, ma la comunità scientifica espresse il suo disappunto circa i probabili rischi, e i lavori non sono mai partiti. Ma ora sembra tutto pronto, e gli scavi dovrebbero cominciare prima del termine dell’anno. Gli scienziati sono interessati al graduale sollevamento della superficie terrestre osservato negli anni ai Campi Flegrei, un fenomeno noto come bradisismo.
L’idea è quella di verificare se possa esistere una connessione tra questo fenomeno e le eruzioni vulcaniche. I supervulcani, nonostante le esplosioni si ripresentino con un ciclicità estremamente remota, rappresentano un potenziale pericolo per la popolazione mondiale. La scienza non è ancora in grado di comprendere appieno il legame tra i fluidi magmatici superficiali e i sistemi che generano le eruzioni estremamente esplosive. I ricercatori hanno ancora bisogno di valutare al meglio l’elevato rischio vulcanico nella zona ed elaborare le migliori strategie per la mitigazione del rischio ai Campi Flegrei e in ambienti simili. Benedetto De Vivo, un geochimico presso l’Università di Napoli, ha detto a Science nel 2010, che la perforazione potrebbe causare attività sismica o generare un’esplosione, ma solo se fosse consentito ai fluidi supercritici ad alta pressione, che si prevede che esistano a 3 chilometri o più di profondità, di entrare in contatto con il magma all’interno della caldera. Il centro di ricerca tedesco per le geoscienze, con il quale esiste una collaborazione, ha dichiarato che al momento non vi è alcun rischio se la perforazione avviene in maniera controllata, anche se ha ammesso che il rischio vulcanico non è totalmente da escludere. Una coalizione di scienziati provenienti da 18 paesi prevede di forare in profondità, mentre vari sensori monitoreranno costantemente le variazioni di temperatura, il movimento del magma e l’attività sismica. La prima fase del progetto prevede la perforazione di pozzi di 500 metri per studiare la composizione della roccia; nella fase due, si arriverà a quasi 4 km di profondità. I dati raccolti dai sensori permetteranno di mappare la geometria sotterranea del vulcano con una precisione senza precedenti. Si potrebbe anche dare alle autorità locali un’eventuale rapido allarme in caso di eruzione imminente.
L’area dei Campi Flegrei è sede di una sismicità moderata, che si verifica generalmente in sciami. E’ un tipico esempio di una caldera collassata la cui superficie è in parte (60% )sommersa. Presenta il bradisismo più elevato non immediatamente seguito da eruzioni. Questa zona vanta la più lunga documentazione storica del movimento del suolo associato ad attività vulcanica, come rivelato da incrostazioni marine e molluschi sugli edifici romani e medievali. La deformazione secolare di questa zona è la subsidenza, registrata ad una velocità di circa 1,5-1,7 cm all’anno, con alcuni periodi di sollevamento di grandi dimensioni e molto più rapida. Storicamente, i periodi di sollevamento più evidenti si sono verificati nel 650-730 d.C, nel 1441-1538, ed il terzo è ancora in corso dopo le eruzioni del 1969. Questo periodo recente è caratterizzato da episodi di tassi di deformazione molto veloci, seguiti da periodi di subsidenza minore. Il sollevamento totale nel periodo di riferimento 1969-1984 è stato di 3,5 m, mentre il tasso di sollevamento nel periodo 1983-1984 supera 1 m all’anno. Una subsidenza relativamente veloce è stata registrata dopo il 1985, fino alla fine del 2004, ma dalla fine del 2005 un nuovo episodio di sollevamento è in corso. Attualmente ha raggiunto il livello di 4 cm, di cui la metà negli ultimi due mesi. L’area vulcanica dei Campi Flegrei è stata caratterizzata da una deformazione intensa, con forti variazioni del livello del suolo.
Le manifestazioni più recenti di questi fenomeni sono rappresentate dalle due crisi del bradisismo degli anni ’70-’72 e ’82-’84, durante i quali si è verificata una elevazione di oltre 3 m ed un’intensa attività sismica. In particolare, la recente crisi è stata accompagnata da oltre 10.000 terremoti, spesso caratterizzati in sciami. In questi periodi di rapida deformazione del suolo è stato anche osservato un aumento dell’attività della Solfatara, in cui vi è un vasto campo di fumarole. Dopo il 1984 l’area flegrea ha iniziato un processo di lento abbassamento del suolo. Episodi minori di sollevamento si sono verificati nel 1989 e nel 2000, mentre nel 1994 ci fu una battuta d’arresto temporanea. Dal 2004, l’area mostra un trend di lieve ascensione. Gli episodi minori di sollevamento sono stati accompagnati da bassa sismicità, rappresentata da sciami di piccoli terremoti. Ad Ottobre 2004 è iniziato un periodo di lento sollevamento. Nel maggio 2005 ha raggiunto un valore di circa 11 mm. Nel periodo compreso da Maggio ad Ottobre 2005 c’è stata una stagnazione della risalita del suolo, mentre da Novembre 2005 a Marzo 2006 ci fu una nuova ascensione di 13 mm. Oggi misurazioni estremamente precise vengono rilevate dai satelliti rispetto a punti fissi dislocati nelle varie zone interessate in tutto il Golfo di Pozzuoli; ben visibili sono a Pozzuoli i punti fissi (in forma di piramidi metalliche riverse) dislocati all’interno del vulcano Solfatara, vulcano peraltro responsabile del bradisismo flegreo.
Nonostante il progetto possa essere visto con sospetto da alcuni studiosi, lo stesso si avvale dei massimi esperti di vulcanologia del mondo, e i rischi derivanti da questa operazione si riducono ad eventuali incidenti di percorso. Il sindaco di Napoli ha più volte chiesto accertamenti circa la reale pericolosità del progetto e comunicazioni sull’eventualità di sospenderli. Ai cittadini è stato chiesto di non allarmarsi, e l’INGV ha garantito che questa operazione non è mirata naturalmente a “peggiorare” la situazione, ma a ridurre il rischio vulcanico aumentando la capacità scientifica di previsione di possibili eruzioni.