I tormenti peggiori della condizione geologica del nostro paese riguardano però i terremoti. Soprattutto tra Calabria e Sicilia. “I tempi di ricorrenza dei terremoti nell’arco calabropeloritano – spiega Mottana – sembrano indicare che siamo ormai vicini a un prossimo evento devastante“. Se questo, si chiede Mottana, “dovesse sviluppare tutta la sua violenza al largo di Catania, che cosa restera’ della citta’ e dei suoi abitanti?“.
La prevenzione contro i terremoti e’ “per ora impossibile e l’abbiamo constatato recentemente in Emilia, ma va insistentemente perseguita, a differenza di quella vulcanica, gia’ nota” ha aggiunto Mottana nella sua relazione oggi all’Accademia dei Lincei. “Nel Novecento – ha detto – i morti per eruzioni sono stati poco piu’ di un centinaio, mentre quelli per cause sismiche circa 120.000. C’e’ una grande disparita’ di effetti tra i due disastri, ma il nocciolo del problema non e’ qui”. Il problema, secondo Mottana “e‘ piuttosto il nostro paese che non ha fin qui dimostrato di saper coniugare la prevenzione dai rischi naturali con il suo sviluppo, soprattutto urbanistico. Ce lo insegnano le recenti esperienze de L’Aquila e dell’Emilia – continua – ma cio’ che piu’ preoccupa e’ l’atteggiamento degli amministratori. Non c’e’ nessuna giustificazione possibile per le deroghe che essi concedono alla corretta edificazione, peggio se nei luoghi dove il rischio sismico e’ particolarmente frequente e, spesso, devastante“. E per l’esperto “la giurisprudenza non aiuta: che senso ha applicare il principio del ‘diritto acquisito’ per evitare la messa a norma, quando sono le costruzioni antiche e anche quelle appena recenti, ma costruite prima dell’estensione a una certa zona delle norme sul rischio sismico, le prime a crollare uccidendo abitanti e lavoratori?“.