La più veloce pulsar in movimento potrebbe essere stata scovata a circa 30.000 anni luce dalla Terra. Questo oggetto, noto come IGR J1104-6103, potrebbe essere stato espulso a 6 milioni di miglia orarie da un resto di supernova. Se confermata, questa scoperta sfiderebbe gli attuali modelli teorici che spiegano le super-velocità delle esplosioni stellari. Le osservazioni sono avvenute grazie a tre diversi telescopi, attraverso i quali sono state riprese immagini a raggi X. I risultati hanno evidenziato l’esplosione di una stella massiccia che ha lasciato dietro di sè un campo di detriti conosciuto come SNR MSH 11-61A. L’onda d’urto ha riscaldato il gas circostante a diversi milioni di gradi, causando l’evento. Le immagini evidenziano inoltre una sorta di cometa bel al di fuori del confine, non collegata però in alcun modo all’oggetto principale. Un’altra caratteristica interessante dell’immagine di Chandra, vista anche con l’XMM-Newton, è la debole coda a raggi-X che si estende in alto a destra. La causa di questa caratteristica è sconosciuta, ma oggetti simili sono stati visti anche in altre circostanze. Sulla base di precedenti osservazioni, gli astronomi stimano che l’età di MSH 11-61A, come appare nell’immagine, è di circa 15.000 anni, e si trova ad una distanza di circa 30.000 anni luce di distanza dalla Terra. La combinazione di questi valori ha permesso di calcolare la velocità di movimento della pulsar, che si stima che sia compresa tra 5,4 e 6,5 milioni di miglia orarie. L’unica stella di neutroni collegata ad un resto di supernova che può rivaleggiare con questa velocità di allontanamento si trova nel resto di supernova conosciuto come come G350.1-0.3. La mancanza di rilevamento di una controparte alla sorgente di raggi X in immagini ottiche o infrarossi, sostiene l’idea che si tratti proprio di una pulsar, dal momento che tali oggetti sono molto deboli a queste lunghezze d’onda. Inoltre, non ci sono apparenti differenze nella luminosità della sorgente tra le osservazioni XMM-Newton del 2003 e le osservazioni di Chandra nel 2011, ossia il comportamento che ci si aspetterebbe se IGR J11014 fosse una pulsar. Infine, lo spettro ai raggi X della sorgente, cioè, la firma in energia, è simile a quella che gli astronomi si attendono di vedere in una pulsar. Tutto quindi propende verso questa conclusione. Questi risultati sono stati pubblicati nel numero del 10 maggio 2012 sull’Astrophysical Journal Letters. Gli autori sono John Tomsick e Arash Bodaghee (University of California, Berkeley), Jerome Rodriguez e Sylvain Chaty (Università di Parigi, CEA Saclay), Fernando Camilo (Columbia University), Francesca Fornasini (UC Berkeley), e Farhid Rahoui (Harvard- Smithsonian Center for Astrophysics).