Un team di scienziati dell’Oregon sostiene di aver trovato dei segnali che potrebbero prevedere le eruzioni dei vulcani sottomarini. Già nel 2011 il team ha correttamente previsto l’eruzione dell’Axial Seamount, un vulcano sottomarino al largo della costa dell’Oregon, che ha mostrato alcuni segnali prima dell’esplosione. I precursori sono stati individuati grazie a idrofoni subacquei, che hanno mostrato un aumento improvviso di energia sismica circa 2,6 ore prima dell’eruzione, avvenuta a circa 400 chlometri al largo della costa dell’Oregon. I ricercatori in quella circostanza, hanno notato uno schema ciclico di misure di deformazione del terreno che misura le variazioni di conformazione che possono verificarsi prima, durante e dopo l’esplosione. Questo ha suggerito che il vulcano potrebbe esplodere nuovamente nel 2018. E’ stato ampiamente monitorato prima dell’evento del 2011, e nei quattro anni precedenti il geologo marino Bob Dziak con altri membri del team, hanno osservato che il graduale aumento del numero di piccoli terremoti ha provocato soltanto un piccolo aumento dell’energia sismica totale. Ma qualche ora prima dell’eruzione, la situazione è drasticamente cambiata. “Gli idrofoni hanno cominciato a raccogliere segnali da migliaia di piccoli terremoti in pochi minuti, causati dal magma in risalita dal vulcano”, spiega Dziak. “Come il magma risale verso la superficie – continua il geologo marino – si fa strada provocando delle crepe e scatenando uno sciame sismico sempre più in intensificazione, man mano che arriva in superficie”. Utilizzando l’analisi sismica il team ha appurato che questa è aumentata in modo esponenziale circa due ore prima dell’eplosione. “Se il segnale dell’energia sismica che ha preceduto l’eruzione è strettamente legata a quel vulcano o se si tratta di un segnale unico per tutti i vulcani terrestri, non è ancora chiaro”, spiega Dziak, “ma – continua – fornisce agli scienziati una base eccellente da cui iniziare”. Per monitorare l’Axial Seamount, uno dei vulcani sottomarini più attivi del mondo, i ricercatori hanno usato un robot sommergibile per analizzare il fondale marino, sensori di pressione per misurare l’innalzamento e l’ abbassamento del fondale, e strumenti per registrare i piccoli terremoti generati dal magma che si muove nella crosta terrestre. È stato documentato un aumento graduale del fondo del mare di quasi 20 centimetri in un periodo di diversi mesi, seguito da un brusco sollevamento di 7 centimetri avvenuto in meno di un’ora prima della comparsa dell’eruzione. Nel corso dei prossimi anni i ricercatori installeranno una serie di nuovi strumenti e cavi sottomarini intorno al vulcano Axial Seamount, che forniranno una maggiore comprensione per il monitoraggio dei fondali al largo del Nord-Ovest del Pacifico.