Sono molto diversi e complessi i meccanismi all’origine dei terremoti che dal 20 maggio stanno scuotendo la Pianura Padana e che oggi hanno fatto tremare anche la Toscana. Una complessita’ che riguarda tutta l’Italia, spiega all’Ansa il presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Stefano Gresta. Il grande motore all’origine dei terremoti di questi giorni, come di moltissimi altri terremoti in Italia, e’ la placca africana che spinge verso Nord, contro la placca Eurasiatica. ”Quanto stiamo osservando – prosegue Gresta – ci fa pensare che questo movimento non avvenga a velocita’ costante, ma puo’ avere delle accelerazioni nel corso dei secoli, delle quali vediamo gli effetti nei terremoti”. Non si tratta quindi di un movimento regolare, ma di un movimento a scatti. ”I terremoti – osserva – sono la manifestazione piu’ evidente del fatto che c’e’ un’attivita”’. Rappresentando la rottura della crosta terrestre che ha uno spessore di circa 25 chilometri, oppure possono avvenire a profondita’ maggiori, ossia nella zona superiore e rigida del mantello terrestre, chiamata litosfera. E’ possibile ricostruire il quadro delle deformazioni del suolo utilizzando le immagini radar dei satelliti e i dati Gps: ”da anni i dati satellitari danno un quadro completo della lenta deformazione provocata dalla spinta della placca africana”. Ma nello stesso tempo sta diventando sempre piu’ evidente quanto sia complessa la situazione in Italia. Tanto per fare un esempio, ci sono grandi differenze con la situazione di aree molto critiche in altre parti del mondo, come la faglia di Sant’Andrea in California. ”In quest’ultima avviene un movimento trascorrente tra due placche, mentre nel Mediterraneo sono presenti numerose microplacche”, osserva Gresta. ”E’ come avere a che fare con un puzzle fatto di tessere molto piccole, ed e’ molto difficile interpretare ogni singolo tassello della sismicita’ italiana”. Considerando, per esempio, i terremoti che dal 20 maggio stanno scuotendo la Pianura Padana, i protagonisti sono almeno tre: la grande placca Africana, che spinge verso Nord, contro la placca Eurasiatica; gli Appennini, compressi sotto la spinta della placca Africana e che nella loro estremita’ settentrionale si piegano sotto la Pianura Padana, sepolti dai sedimenti; la microplacca Adriatica, che costituisce la parte piu’ settentrionale della placca Africana e che spinge sia verso Nord, piegandosi sotto le Alpi, sia verso Sud, piegandosi sotto gli Appennini.