”Sulla base delle notizie storiche, i terremoti violenti che si sono verificati in questo periodo hanno un tempo di ritorno di circa 1000-1500 anni. In altre parole, sismi con magnitudo intorno a 6 sono da considerare per il nostro territorio eventi eccezionalmente rari. Cio’ ha contribuito a diffondere tra la popolazione l’errata convinzione che l’Emilia fosse zona non sismica”. E’ uno dei passaggi della relazione del prof.Angelo Marcello Tarantino, docente di Scienza della Costruzione e teoria dell’elasticita’ dell’Universita’ di Modena e Reggio Emilia, che con altri colleghi hanno fatto il punto sul sisma in atto. Secondo Tarantino, da un certo punto di vista, nemmeno la normativa tecnica e’ stata di grande supporto, fino a che il terremoto in Abruzzo del 6 aprile 2009 ha portato a leggi severe. Prima di questa data, le costruzioni nella maggioranza dei casi sono state – di fatto – progettate in base al vecchio D.M. ’96, con il quale, per le zone terremotate, si poteva evitare l’analisi sismica. E’ questo il motivo per cui il 90-95% delle costruzioni nelle zone terremotate non sono state dimensionate in base a criteri antisismici. La differenza e’ sostanziale, dice il docente. Eppure ”se si escludono gli edifici situati in prossimita’ degli epicentri, dove le accelerazioni sono state comunque troppo elevate, la maggioranza degli edifici di civile abitazione non ha riportato danni importanti. Cio’ essenzialmente perche’ le tecniche costruttive sono tradizionalmente buone. In particolare, sono praticamente assenti le tipologie di murature a sacco, in pietra o in ciottolame, frequenti invece in Abruzzo. Le costruzioni storico-monumentali hanno invece riportato globalmente danni severi. In pratica, le murature si sono sgretolate, poiche’ le malte appaiono generalmente di qualita’ scadente. Con i necessari lavori di manutenzione, in molti casi, si sarebbe evitato il peggio. I capannoni industriali hanno subito numerosi danni, al punto che questo terremoto viene gia’ detto ‘il terremoto delle fabbriche’. Cosi’ come gia’ accaduto nel terremoto del Friuli ’76 – spiega Tarantino – le strutture dei capannoni sono collassate per mancanza dei collegamenti tra travi e pilastri. In pratica, le travi sono semplicemente appoggiate sulle teste dei pilastri e si sfilano durante il sisma, vincendo l’attrito. Bastava poco, per evitare danni e lutti”.
Di seguito, i principali eventi sismici nell’area modenese, reggiana e ferrarese dal ‘300 a oggi.