Nelle ultime ore, complici le eruzioni solari dalla regione attiva “AR1520”, una delle quali di classe X1.4, i cieli delle altissime latitudini si sono illuminati delle splendide aurore polari. Già, perché questo fenomeno non avviene soltanto nell’emisfero boreale, ma anche in quello australe, regalando visioni indimenticabili dall’Antartide alla Nuova Zelanda. In questo momento è in atto una moderata tempesta geomagnetica G2 (KP=6). Gli analisti del laboratorio Goddard di meteorologia spaziale, affermano che i satelliti in orbita geostazionaria potrebbero essere stati direttamente esposti al plasma del vento solare. La componente Bz del campo magnetico interplanetario rimane sbilanciata nettamente a sud (Btotal: 19,4 nT / Bz: 14,3 nT) e questo può essere sinonimo di tempesta più duratura. Misure dalla sonda ACE hanno mostrato un’intensità variabile di campo totale FMI e occasionale Bz negativo all’inizio del periodo. Questi livelli sono rimasti pressoché costanti ed elevati per tutto il resto del periodo. Nell’emisfero boreale le aurore sono apparse fino al Sud della California, in Colorado, nel Missouri, nello Utah, nel Wisconsin, nello stato dell’Iowa, nel Minnesota, nello stato di Washington, nell’Illinois, nel Kansas, nel Nebraska, in Michigan e nell’arkansas. Nel frattempo nel sud del mondo, le aurore australi sono state osservate in Nuova Zelanda, in Australia, nella Tasmania e direttamente sopra l’Antartide.
La regione attiva 1520 rimane la regione più grande e complessa sul disco solare, ma nelle ultime ore è rimasta stabile. Le regioni AR1521 e 1519 sono state quelle più attive, produttrici però di brillamenti solari di classe C. Entrambe le regioni hanno mostrato una crescita moderata, ma nessuna espulsione di massa coronale è stata scagliata nello spazio. Le previsioni del NOAA stimano una probabilità del 40% di brillamenti di classe M e un 15% di probabilità di brillamenti di classe X.