Basta viaggiare qualche volta nel Mediterraneo per rendersi conto che il Golfo di Policastro, al confine tra Campania e Basilicata, nel Parco Nazionale del Cilento, è uno dei posti più incantevoli del Mediterraneo. Un vero e proprio “monumento della Natura”. Gli uomini preistorici se n’erano accorti tanto è vero che le grotte che costellano la costa tra Scario e Palinuro conservano i resti stratigrafici della vita degli ultimi 80.000 anni circa: un archivio naturale di importanza mondiale che può consentire di ricostruire la storia dell’uomo, del clima e dell’ambiente per circa 100.000 anni fornendo dati di strategica importanza per una adeguata ricostruzione della storia del clima nella quale inquadrare correttamente le modificazioni climatico-ambientali che caratterizzano l’attuale periodo.
Seguendo da molti anni le frenetiche attività e opere realizzate lungo la costa da varie generazioni di amministratori locali, provinciali e regionali viene spontaneo un sospetto: ma chi amministra se n’è accorto che il Golfo di Policastro è un “monumento della natura”? Alludo ad una filiera di opere realizzate tra la foce del fiume Bussento e Capitello a partire dagli anni 70 del secolo scorso. Tra Scario e Capitello è stato possibile rilevare l’evoluzione della morfologia costiera derivante dalla evoluzione naturale e dalla realizzazione di interventi umani come il porto di Policastro, opere di difesa costiera emerse e soffolte. Sono evidenti gli impatti di queste opere sulla morfologia costiera e sull’assetto socio-economico locale: l’area è un laboratorio dove si può imparare come agire per non danneggiare il patrimonio naturale.
La prima opera di strategica importanza che ha dato l’avvio allo “smantellamento” del supporto fisico del monumento naturale è stata il porto di Policastro Bussentino; realizzato sulla spiaggia lungo la quale avviene il trasporto dei sedimenti che alimenta il litorale, come linfa vitale naturale, sempre diretta dal Bussento verso Capitello (figura 1).
Anche uno studente di geologia avrebbe previsto l’inevitabile scompenso ambientale: in pochi anni è iniziata l’erosione irreversibile della spiaggia tra il Porto e Capitello mentre ad ovest del molo si è avuto un constante accumulo di sedimenti.
Fino ad oggi nel tratto ad est del porto sono stati erosi irreversibilmente circa 1.200.000 metri cubi di sedimenti che costituiva la pianura alluvionale e la spiaggia emersa e sommersa.
Naturalmente questo dissesto innescò la realizzazione di barriere difensive di vario tipo che hanno rallentato lo smantellamento ma non lo hanno arrestato in quanto la causa è rappresentata dalla mancanza di rifornimento di sabbia.
- Figura 3: dopo alcuni anni dalla realizzazione delle opere si registra che l’erosione costiera è ancora attiva dalla parte ovest del lungomare di Capitello fino al Porto di Policastro. Ad ovest del pennello verticale, per circa 100 m, si sta avendo accumulo di sedimenti sabbiosi derivanti dall’erosione dei depositi della pianura alluvionale più ad occidente. Si tratta, quindi, di sedimenti “cannibalizzati” che riescono a garantire la stabilità anche ad un tratto di spiaggia del lungomare, subito ad ovest del tratto in ripascimento. Ad Est del pennello verticale l’erosione ha completamente smantellato gli originari sedimenti per cui il mare lambisce le fondazioni del muro di sostegno della strada sovrastante. Il tratto bianco ad est del pennello verticale indica la barriera soffolta in costruzione
Intorno al 2000 proposi di restaurare la spiaggia erosa mediante il rinascimento con ghiaia selezionata e pennelli perpendicolari alla costa ispirandomi al rinascimento naturale avvenuto sulla spiaggia di Vietri sul mare in seguito all’evento alluvionale dell’ottobre 1954.
Alcuni anni fa Provincia di Salerno prima e Regione poi hanno finanziato la realizzazione di una barriera soffolta e di un pennello perpendicolare alla costa nella parte orientale del lungomare di Capitello, circa 200 m ad ovest della spiaggia.
Visto il tipo di intervento palesemente errato, anche se provvisto di tutti i certificati, in una intervista a Canale 105 dichiarai che la prima mareggiata avrebbe causato la scomparsa irreversibile dei 200 metri di spiaggia ad est del pennello causando danni alla sede stradale.
Dopo alcuni mesi una inevitabile mareggiata invernale ha eseguito “i miei ordini”. Danni alla sede stradale, interventi ripetuti di messa in sicurezza dell’asse viario di importanza strategica, “liti” tra amministrazioni fino a che gli amministratori hanno individuato una nuova soluzione per rimediare ai danni arrecati alla strada ad est del pennello finanziando la realizzazione di una nuova barriera soffolta, questa volta verso est, Non conosco ancora il progetto e le sue finalità: comunque alcune osservazioni si possono esporre in base ai rilievi che continuiamo a fare dopo la costruzione delle opere di “difesa-offesa” costiera, aggiornati al 6 luglio 2012.
Nella figura 5 è schematizzato l’attuale assetto morfo-sedimentario all’estremità orientale dell’intervento di “difesa.offesa” costiera e come si presenterà l’area dopo la costruzione della nuova barriera. Quest’ultima non innescherà accumulo di sedimenti in quanto da est non si apporto terrigeno sabbioso. La protezione per le fondazioni della sede stradale sarà contenuta.
Siamo sempre convinti che l’intervento più idoneo a garantire il restauro della spiaggia preesistente e conseguentemente una valida difesa costiera naturale sia rappresentato dalla realizzazione di un pennello con grandi massi di roccia locale all’estremità est del litorale di Capitello, dove già avrebbe dovuto essere realizzato il pennello verticale e dal ripascimento della spiaggia mediante accumulo di ghiaia uguale ai sedimenti preesistenti come illustrato nella figura in basso.
Questa proposta consentirebbe di recuperare in tempo reale la spiaggia che sarebbe immediatamente fruibile per la balneazione arrecando significativi benefici all’assetto socio-economico locale.
Le barriere soffolte realizzate non garantiscono la difesa della costa ne prevedibile un rinascimento naturale della spiaggia tra il litorale di Capitello ed il porto di Policastro. Siamo sempre più convinti che l’intervento sia stato erroneamente concepito per quanto riguarda i presupposti scientifici relativi ai fenomeni geomorfologici naturali e a quelli innescati dalla costruzione del porto di Policastro. Basi scientifiche errate hanno forzato la realizzazione del pennello verticale nella posizione attuale. Responsabilità scientifiche e di progettazione sono da ricercare tra le cause che hanno fatto smantellare irreversibilmente circa 200 metri di spiaggia ad est del pennello verticale. E il nuovo pennello cosa provocherà? In base a quanto esposto è perfettamente inutile per la difesa costiera. Oltre a spendere denaro pubblico non si intravvede uno sbocco positivo per l’ambiente costiero ed i cittadini.
Dopo tanti anni di interventi di “valorizzazione e difesa costiera”, tutti “garantiti” da progettisti e “validatori” nazionali e internazionali, cosa pensare?
Soldi pubblici ne sono stati spesi tanti! E i benefici? Oggi la costa ha un porto, più o meno a metà strada da quello di Scario e da quello di Sapri. Quanto beneficio all’assetto socio-economico costiero ha arrecato? Solo a quello strettamente locale di Policastro: le spiagge di Policastro sottratte alla balneazione avrebbero comunque garantito un consistente fatturato anche senza il porto. Se si pensa che solo una parte del denaro pubblico speso per il porto avrebbe potuto offrire la possibilità di attrezzare le spiagge di servizi avanzati si intravvede un fatturato significativo che le spiagge avrebbero potuto offrire. Tra il porto e Capitello in seguito alla costruzione del porto si è avuto lo smantellamento irreversibile della spiaggia originaria e di un buon tratto di pianura alluvionale: solo danni irreversibili per i proprietari e per la comunità. I proprietari sono stati risarciti?
La comunità avrebbe dovuto essere ricompensata dai benefici che avrebbero dovuto arrecare le opere di difesa costiera realizzate con il denaro pubblico in varie riprese. Benefici non se ne sono avuti: solo altri danni. La comunità, quindi ha contribuito a finanziare ulteriori danni ai beni comuni. Dopo alcuni anni dalla realizzazione delle barriere soffolte si è avuto un limitato rinascimento ad ovest del pennello di Capitello mentre la spiaggia ad est è irreversibilmente scomparsa. L’erosione continua in quasi tutto il rimanente tratto compreso tra il lungomare di Capitello ed il porto di Policastro. Per ora i benefici arrecati sono irrisori rispetto a quelli arrecati: il guaio è che il tipo di intervento non arresterà lo smantellamento di gran parte della costa.
L’uomo “riparatore” (coloro che hanno fatto le difese costiere) ha fatto tutto il possibile ed al meglio per difendere la costa che è stata messa in crisi da “uomini valorizzatori” (coloro che hanno voluto il porto di Policastro)?
Le opere progettate si sono rivelate inadeguate rispetto alle caratteristiche geoambientali. Chi ha progettato non ha capito l’ambiente nel quale ha inserito dei manufatti che non solo non hanno difeso ma hanno pure offeso.
Prendiamo ad esempio il pennello verticale di Capitello. Se il progettista era veramente convinto che la sua realizzazione avrebbe difeso e non offeso era al di fuori della realtà geoambientale e indegno di progettare un’opera pubblica. Se invece ha ubicato il pennello nella posizione attuale solo per fare in modo che il lungomare di Capitello usufruisse di una passeggiata sul pontile a mare è da ritenere doppiamente inadeguato: la passeggiata sul pontile si poteva anche realizzare su “palafitta” mentre il pennello andava comunque ubicato all’estremità orientale del lungomare.
E per concludere, non prestate fede alla rosa dei venti realizzata sulla rotonda terminale del pennello: il nord è indicato in maniera scorretta in quanto rappresenta il nord est come verificato con la bussola (il nord magnetico è indicato dalla freccia bianca).