“Il sequestro è il risultato di anni di politiche, soprattutto industriali, davvero irresponsabili. Esprimiamo la nostra piu’ profonda preoccupazione per la situazione che si è venuta a creare a Taranto. Agli annosi e drammatici problemi ambientali e sanitari ora si aggiunge quello occupazionale. Si è finiti in un vicolo cieco da cui si rischia di uscire con soluzioni frettolose che non risolverebbero i problemi che hanno portato a questo sequestro“. E’ quanto dichiara Stefano Ciafani, vice presidente nazionale di Legambiente in merito alla decisione di chiudere l’impianto a caldo dell’Ilva. “Quanto sta accadendo a Taranto – aggiungono Francesco Tarantini e Lunetta Franco, rispettivamente presidente di Legambiente Puglia e di Legambiente Taranto – richiama alla mente il sequestro dell’impianto petrolchimico di Gela avvenuto 10 anni fa, risolto poi con un intervento normativo che, come un colpo di spugna, cancellò una serie di situazioni irrisolte lasciando che le cose rimanessero come erano prima del Decreto dell’allora ministro Altero Matteoli. Non vorremmo che accadesse la stessa cosa in Puglia. Quello al lavoro e’ un diritto imprescindibile che non va scisso dal diritto alla salute. Entrambi devono muoversi su unico fil rouge basato sulla tutela dell’ambiente“. Legambiente ha auspicato che il Ministero dell’ambiente proceda velocemente al rilascio della nuova Aia, che deve essere molto più rigorosa e stringente della precedente, anche per rispondere alle contestazioni alla base del sequestro dell’impianto, e che l’azienda proceda senza ulteriori contestazioni e predite di tempo, alla messa in pratica degli interventi per far ripartire le produzioni in modo compatibile con l’ambiente e la salute dei cittadini e dei lavoratori.