Studio Usa: la classe media paga le “tasse” del global warming

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Dallo scontrino del supermercato alla bolletta della luce: il riscaldamento globale non colpisce solo l’ambiente, ma anche le tasche della classe media americana. Lo sostiene l’economista e attivista Bill Roth, impegnato nello sviluppo di strategie sostenibili, in un articolo pubblicato su Triple Pundit, una piattaforma online che indaga il rapporto tra società, economia e ambiente. La prima grande questione è strettamente connessa al problema della siccità che sta colpendo duramente gran parte degli Stati Uniti. Il riscaldamento globale, aggravando le conseguenze dell’aridità del terreno, sta provocando una riduzione della coltura del mais, con il conseguente aumento dei prezzi (nelle ultime quattro settimane è cresciuto del 34 per cento). La classe media americana si trova così a pagare involontariamente “una tassa” sull’alimentazione, considerando che i prezzi del cibo che acquista sono fortemente legati a quelli del mais, fondamentale anche nell’allevamento di bovini, suini e polli. Non solo lo scontrino della spesa, ma anche la bolletta dell’elettricità risente della tassa da pagare per il riscaldamento globale. Soprattutto in estate, quando in casa e in ufficio la temperatura raggiunge punte difficilmente sopportabili, la maggior parte degli americani accende l’aria condizionata e sente di non poterne più fare a meno.  E non è finita: secondo Roth l’insostenibilità, economica e ambientale, sta colpendo glia americani su più fronti, in una dimensione più ampia e difficilmente controllabile. L’utilizzo massiccio di antibiotici nell’allevamento intensivo, per esempio, sta indebolendo la salute dei consumatori: secondo quanto pubblicato di recente dal Centro per il controllo della malattie e la prevenzione, l’85 per cento delle infezioni del tratto urinario che affliggono 8 milioni di donne americane è causato dagli antibiotici impiegati nell’allevamento a batteria del pollame. Inoltre, secondo Roth, il problema del riscaldamento globale, e dei suoi costi, è correlato al sistema di produzione industriale, e dunque allo scottante rapporto con la Cina. Acquistando un prodotto “made in China” non solo si penalizza l’economia nazionale, ma si alimenta un sistema industriale sregolato e incurante dell’ambiente, il più inquinante del mondo.

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