Terremoti in Sila, scosse su faglie attive nell’altopiano dei laghi artificiali. Urge prevenzione a valle delle dighe

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Ieri sera, come abbiamo scritto in quest’articolo, in Sila ci sono state 4 lievi scosse di terremoto con epicentro tra i comuni di Longobucco, Parenti e San Giovanni in Fiore e più precisamente intorno al Lago Arvo. S’è trattato comunque di scosse lievi e profonde, che non hanno provocato danni nè sono state avvertite dalla popolazione. La magnitudo è variata 1,0 a 2,1 e la profondità ipocentrale da 11,1 a 25,1 chilometri. Ogni giorno si verificano vari eventi simili lungo tutto il territorio italiano.
Niente di cui preoccuparsi? Apparentemente si!
Ma stamattina proprio in merito a queste scosse, il prof. Franco Ortolani, Ordinario di Geologia e Direttore del Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio dell’Università di Napoili Federico II è intervenuto ai nostri microfoni spiegandoci che “leggendo la nota “Catastrophic 1638 earthquakes in Calabria (southern Italy)” di Paolo Galli e Vittorio Bosi (rispettivamente del Civil Protection Department, Seismic Survey of Italy) pubblicata su JOURNAL OF GEOPHYSICAL RESEARCH, VOL. 108, NO. B1, 2004, si evince che questa parte della Sila è stata interessata da un evento catastrofico nel giugno 1638. Tre mesi prima eventi sismici catastrofici si erano verificati alcune decine di km ad ovest lungo la valle del Fiume Crati. I ricercatori citati hanno effettuato indagini lungo le faglie che delimitano ad est l’altopiano silano ed hanno evidenziato la loro attività negli ultimi millenni. Si tratta quindi delle deformazioni connesse a quelle crostali che hanno continuamente sollevato la parte orientale della Sila creando sbarramenti naturali lungo i torrenti che solcano l’altopiano favorendone la conservazione morfologica. Un altopiano sullo spartiacque è una evidente anomalia: la sua conservazione è dovuta alla tettonica attiva. Nelle ultime decine di anni gli uomini hanno sfruttato la favorevole conformazione morfologica delle strette valli, all’estremità orientale dell’altopiano silano, per realizzare delle dighe artificiali che hanno consentito di ricavare 5 bacini artificiali che costituiscono una strategica risorsa per i territori a valle. I laghi, quindi, si trovano nella zona dove vi sono faglie attive. I sismi di ieri sera si ubicano nella zona interessata dall’evento catastrofico del giugno 1638 testimoniando che le faglie crostali sono attive. Problemi e risorse geoambientali sono strettamente connessi alla realtà: a valle degli invasi ci potrebbe essere qualche problema come a valle di tutti i bacini artificiali. E’ obbligatoria la previsione degli effetti. Ma i cittadini lo sanno? Sanno cosa fare? Specialmente nel periodo balneare, lungo le coste; vi sono piani di protezione civile “applicabili oggi” e “accessibili” a tutti i frequentatori dei siti balneari?
L’appello del prof. Ortolani, equilibrato ma preciso, è assolutamente condivisibisle: sarebbe quindi opportuno che le autorità preposte si attivino al più presto per mettere in moto la “macchina” della prevenzione, affinchè di fronte a un ipotetico evento catastrofico che ognuno di noi spera non si verifichi mai, saremo comunque pronti ad affrontarlo senza particolari problemi. Ciò sarà possibile solo se la popolazione sarà preparata ed educata a sapere cosa fare in caso di calamità. A chi aspettiamo?

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