E’ di oltre tredici miliardi il conto dei danni del terremoto che nel mese di maggio ha messo in ginocchio l’Emilia. La Protezione civile ha infatti trasmesso all’Unione Europea il fascicolo relativo alla richiesta di attivazione del fondo di solidarieta’ che contiene appunto la stima: 13,2 miliardi. Di questi oltre 700 milioni sono stati spesi dalla protezione civile per la prima emergenza. In Emilia-Romagna la stima dei danni e’ di 11,5 miliardi: il resto riguarda la Lombardia, nella zona di Mantova, per 980 milioni ed il Veneto, nella provincia di Rovigo, per 51 milioni. I costi sostenuti per l’emergenza, invece, superano i 670 milioni di euro in Emilia-Romagna, 37 milioni in Lombardia ed 1,6 milioni in Veneto. Il dossier e’ stato realizzato in collaborazione con le Regioni che hanno raccolto i dati e quantificato i costi ed ora sara’ sottoposto alla rappresentanza permanente d’Italia alla direzione generale della politica regionale della Commissione europea che verifichera’ la sussistenza delle condizioni per attivare il fondo ed erogare il contributo. Il fondo di solidarieta’ dell’Unione Europea, venne istituito nel 2002, per integrare gli sforzi degli stati colpiti da eventi calamitosi e a facilitare il rapido ritorno alle normali condizioni di vita nell’area colpita. Nella zona del sisma, intanto, proseguono le verifiche per gli edifici che hanno subito danni. Quelle fatte dalla protezione civile sono state fin qui 35.013: il 36,1% degli edifici e’ risultato immediatamente agibile, il 22,5% temporaneamente o parzialmente inagibile, il 35,7% inagibile e il 5,7% inagibile per rischio esterno, ossia a causa di elementi esterni pericolanti il cui crollo potrebbe interessare l’edificio. Le verifiche speditive dei Vigili del Fuoco hanno invece superato in Emilia le 56.880; di queste, poco meno di 45.000 si sono concluse con esito immediatamente favorevole – cioe’ con la dichiarazione di agibilita’. Le altre, circa 12mila, hanno invece richiesto una verifica piu’ approfondita. Anche il sistema delle imprese, duramente colpito in una zona, la Bassa Modenese, che da sola produce il 2% del pil nazionale, stanno facendo il conto dei danni. Secondo Confindustria le aziende associate hanno subito danni per 350 milioni. Si tratta, soprattutto, di danni alle strutture alle quali, secondo il presidente di Confindustria Modena Pietro Ferrari, bisogna aggiungere le spese per l’adeguamento antisismico dei capannoni, visto che molti dei quali sono stati costruiti quando la zona interessata dal terremoto di maggio non era considerata a rischio sismico.