I fondi per la fase di emergenza del terremoto ”sono finiti prima che si concludano i due mesi previsti” e ora i sindaci dei 34 Comuni terremotati scendono sul piede di guerra, minacciando una protesta massiccia a Roma, davanti al Senato il prossimo 24 luglio. Simona Maretti, il primo cittadino di Moglia, il Comune piu’ colpito dal sisma tra quelli mantovani, oggi pomeriggio ha chiamato a raccolta, nella tendopoli del paese, tutti i colleghi per protestare contro il governo Monti. ”Il Governo – ha spiegato la Maretti – per la fase di emergenza che avrebbe dovuto concludersi il 29 luglio ha stanziato 50 milioni per le tre Regioni Emilia, Lombardia e Veneto, utilizzati per i campi di accoglimento degli sfollati e per le opere provvisionali di messa in sicurezza degli edifici. Ebbene, un fax della protezione civile ci ha avvertito che i fondi sono finiti e che, quindi, l’emergenza e’ da ritenersi conclusa alla mezzanotte del 12 luglio, cioe’ ieri. E adesso, come facciamo a trovare gli altri soldi?”. All’appello mancherebbero tra i 10 e i 12 milioni per mettere in sicurezza edifici pubblici, case private ed erogare le diarie agli sfollati. ”L’assistenza agli sfollati continuera’ – dice il primo cittadino – ma non si avranno piu’ soldi per le opere provvisionali, cioe’ per quegli interventi di messa in sicurezza dei nostri centri storici in modo da riaprirli. Ci hanno detto di rivolgerci al commissario regionale. La risposta ricevuta e’ stata disarmante: utilizzeranno i fondi stanziati dal Governo per la ricostruzione, che per Mantova sono appena il 4% del totale, e cioe’ 20 milioni. Se togliamo la decina di milioni per l’emergenza, ci restera’ una cifra irrisoria per la ricostruzione”. ”A questo punto – conclude – la Regione dovra’ fare delle scelte: o andare avanti con la messa in sicurezza dei centri storici oppure occuparsi delle abitazioni civili. Nel Mantovano sono stati approvati appena 15 progetti di ricostruzione su 48: e ci hanno detto di non presentarne piu’. Se rimane questa situazione per noi sarebbe il disastro atomico. I sindaci sono decisi a portare avanti le loro istanze: Abbiamo deciso – annuncia la Maretti – di andare a Roma per protestare davanti al Senato il 24 luglio in vista della conversione del decreto in legge: vogliamo costringere il governo a rifinanziare il fondo. Se ci fermiamo, siamo finiti, saremo completamente dimenticati”.