Un gruppo di ricerca internazionale ha scoperto che gli aerosol da eruzioni vulcaniche relativamente piccole, possono essere potenziate nell’alta atmosfera dai sistemi meteorologici come i monsoni, influenzando le temperature globali. A guidare la ricerca è stato Adam Bourassa, dell’Istituto di studi spaziali ed atmosferici. Sino ad ora si pensava che fosse necessaria una massiccia eruzione energetica per disperdere aerosol oltre la troposfera, lo strato turbolento atmosferico più vicino alla Terra. “Se gli aerosol si trovano nella bassa atmosfera, questi sono influenzati dalle condizioni atmosferiche e precipitano verso il basso, ma una volta che raggiungono la Stratosfera possono persistere per anni ed avere un effetto duraturo”, dice Bourassa. Questo causa la dispersione della luce solare in entrata e aumenta la possibilità di raffreddare la superficie terrestre. Ad esempio, la massiccia eruzione del monte Pinatubo nelle Filippine nel 1991, ha permesso temporaneamente alle temperature globali di calare di 0.5°C. Gli scienziati, composti da gruppi di ricerca della Rutgers University nel New Jersey, il Centro nazionale per la ricerca atmosferica in Colorado e l’Università del Wyoming, hanno osservato l’eruzione avvenuta nel Giugno 2011 del vulcano Nabro, nel continente africano. Il vento in quella circostanza portava il gas e gli aerosol – minute goccioline di acido solforico – nel percorso del monsone estivo asiatico. Recentemente si ipotizzava che le tempeste non potessero superare la stratosfera, che si estende sino ai 10 chilometri di altezza ai poli e ai 17 chilometri all’equatore. Ed effettivamente osservando la caratteristica forma appiattita delle incudini di un cumulonembo, si può notare proprio un’impossibilità di crescere ulteriormente. La polvere del vulcano Nabro, essendo leggermente più pesante, ha causato il più grande carico di aerosol stratosferico mai registrato da OSIRISnei suoi oltre 10 anni di volo.
OSIRIS, viene utilizzato per studiare l’atmosfera superiore, in particolare lo strato di ozono e gli aerosol atmosferici. Originariamente destinato a una missione di due anni, lo strumento ha funzionato alla perfezione dal suo lancio nel 2001, motivo per il quale gli ingegneri decisero di estendere il suo lavoro. Ruota in orbita attorno alla Terra da un polo all’altro una volta ogni ora e mezza, scaricando quotidianamente dati aggiornati al centro di analisi. “Ci sono solo pochi strumenti in grado di misurare gli aerosol stratosferici, e Osiride è uno di questi“, dice Bourassa. “E’ diventato estremamente importante per lo studio del clima, perché abbiamo catturato più di un decennio pieno di dati. Più l’archivio è grande, più prezioso diventa. ” La speranza è che questi ultimi risultati possano fornire un altro pezzo del puzzle da permettere lo sviluppo di più accurati modelli di comportamento del cambiamento climatico. Il finanziamento per questa ricerca è stato fornito dal NSERC, l’Agenzia Spaziale Canadese, l’US National Science Foundation, con il supporto del Team NASA Science Aura. La ricerca apparirà sul numero del 6 luglio della rivista Science.