E’ stato il caldo di questi giorni a provocare l’incidente in cui ieri ha perso la vita, sulla via normale al Gran Paradiso, Boris A., di 45 anni, di nazionalita’ slovena. Nella discesa dalla vetta l’alpinista si e’ fermato per fare pipi’ e si e’ slegato dalla cordata, spostandosi di qualche metro dalla traccia. All’improvviso un ponte di neve, reso instabile dalle alte temperature, ha ceduto sotto il suo peso e lo ha trascinato per una decina di metri in un crepaccio. Lo scalatore e’ caduto per circa 10 metri nella voragine di ghiaccio, riportando un grave trauma cranico che e’ risultato fatale. ”Boris si era allontanato per pochi secondi, doveva solo fare i propri bisogni. Non abbiamo sentito nulla, ci siamo voltati e non l’abbiamo piu’ visto” hanno riferito i compagni di scalata della vittima – dieci in tutto, partiti dal rifugio Vittorio Emanuele II. Al vaglio dei finanzieri di Entreves c’e’ in particolare la posizione dell’esperto che guidava il gruppo (con la collaborazione delle autorita’ slovene saranno accertati i suoi titoli professionali). ”Scegliere gli itinerari di roccia e quelli secchi, in cresta, evitare le zone detritiche e i ghiacciai sotto i 4.000 metri”, e’ il consiglio che il maresciallo Delfino Viglione, comandante del Soccorso alpino della guardia di finanza di Entreves (Courmayeur) e guida alpina da’ agli alpinisti che in questo periodo di grande caldo – in cui ”lo zero termico si trova quasi a 5.000 metri” – vogliono avventurarsi in quota.