Per uno strano scherzo della fisica, la forma del nostro Sole è più rotonda e più piatta di quanto si pensasse, rendendo il globo più ampio al centro rispetto ai poli. Come ben sappiamo, la nostra stella affronta un ciclo undecennale, detto ciclo di Schwabe, durante il quale il numero delle macchie solari varia drasticamente. Fino ad ora gli astronomi avevano presunto che la forma del Sole cambiasse con questo ciclo, e per oltre 50 anni i ricercatori hanno trovato abbastanza impegnativo misurarne la forma. Gran parte delle misure non sono coerenti e la maggior parte delle differenze sono attribuibili alla difficoltà di osservarne i piccoli cambiamenti attraverso l’atmosfera. Ora, utilizzando i dati del Solar Dynamics Observatory della NASA, i ricercatori hanno misurato la forma del Sole nell’arco di due anni, dal 2010 al 2012, durante il quale il Sole si è evoluto da un minimo di attività ad un massimo. L’osservazione dallo spazio aiuta ad evitare l’influenza delle distorsioni che può causare l’atmosfera terrestre. Contro le previsioni, i ricercatori hanno scoperto che la forma appiattita del Sole, con un equatore ampio e una distanza più breve tra i poli, è molto stabile e quasi completamente influenzata dal ciclo solare. Questo suggerisce che la forma del sole è “in realtà controllata da proprietà fondamentali della stella, e non tanto dal magnetismo, che è molto variabile“, ha detto Jeffrey Kuhn, fisico e ricercatore solare presso l’Università delle Hawaii. “Il fatto che sia troppo rotondo significa che ci sono altre forze al lavoro, rendendo questa forma così perfetta”, dice lo scienziato. “Abbiamo probabilmente frainteso il funzionamento della turbolenza del gas sotto la superficie solare, o come la nostra stella organizzi il magnetismo che possiamo vedere solo in superficie”, dicono nel team. La ricerca di misurare la forma del Sole in maniera più accurata può anche aiutare a capire e analizzare come le oscillazioni dal profondo interno del Sole si manifestino sulla superficie. “Questo sarà un nuovo e potente strumento per capire in che modo possa influenzare la Terra nel futuro“, ha detto Kuhn. Gli scienziati hanno dettagliato la loro ricerca sul numero del 16 agosto della rivista Science.