Per sei secoli gli antichi Maya hanno visto la propria civilta’ fiorire con la proliferazione di oltre un centinaio di citta’-stato sparse in tutto quello che oggi e’ il Messico meridionale e il Nord America Centrale. Poi nel 695 dopo Cristo, il crollo di diverse citta’ ha segnato l’inizio del lento declino della popolazione. Adesso, un nuovo studio rivela che la siccita’ prolungata abbia giocato un ruolo importante nella caduta dei Maya. La ricerca e’ stata pubblicata sulla rivista Geophysical Research Letters e spiega che la siccita’ non solo ha avuto un impatto cruciale nel declino della popolazione ma che gli stessi Maya hanno peggiorato le proprie condizioni ambientali, abbattendo intere foreste per la costruzione delle citta’ e la creazione di colture. L’intensa attivita’ umana provoco’, secondo la ricerca, la nascita di un clima piu’ secco. “Non stiamo dicendo che la deforestazione spieghi interamente l’avvento della siccita’ ma che costituisca una parte essenziale del sostanziale cambiamento climatico verificatosi nel periodo di discesa della civilta‘”, ha detto l’autore principale dello studio, Benjamin Cook della Columbia. Piu’ di 19 milioni di persone affollavano l’impero Maya al suo culmine, tra il 250 avanti Cristo e il 900 dopo Cristo. Il team ha affiancato la progressiva perdita di foresta pluviale sul loro territorio alla crescita demografica, utilizzando simulazioni al computer per comprendere come l’uso del terreno e le coltivazioni abbiano colpito il clima. Nel complesso, i ricercatori hanno attribuito il 60 per cento della siccita’ registrata al momento del picco dei Maya alla deforestazione.