La chiesa di Modena ha contato i danni causati dal terremoto del 20 e 29 maggio agli immobili di 54 parrocchie della diocesi: oltre 100 edifici, 59 chiese e 33 campanili lesionati gravemente per un totale di 300 milioni di euro. La diocesi ha già ricevuto donazioni per il valore di 1.051.488 euro provenienti in particolare dalla Santa Sede ma anche da altre diocesi e da istituti bancari. A questi vanno aggiunti altri 600 mila euro provenienti dalla Caritas nazionale. Quasi tutte le parrocchie ha installato tensostrutture per le celebrazioni e le riunioni; entro l’inverso si conta di avere a disposizione 8 “strutture polivalenti” prefabbricate. Sette sono le chiese crollate completamente a causa del terremoto, 16 quelle crollate parzialmente, 8 sono invece i campanili crollati completamente e 7 quelli lesionati gravemente o parzialmente crollati. I tecnici della diocesi di Modena hanno già presentato attraverso i Comuni alla Protezione civile oltre 30 i progetti per la messa in sicurezza di chiese e campanili pericolosi e a rischio di crollo definitivo e in buona parte sono già stati approvati dalla direzione regionale della Soprintendenza. Ma soltanto tre hanno avuto l’approvazione del finanziamento e sono già stati realizzati. Tutte le opere d’arte che non sono rimaste sepolte dalle macerie, sono state recuperate dai Vigili del fuoco e trasferite nel museo diocesano o nel palazzo ducale di Sassuolo. Mancano da recuperare alcuni organi antichi. “Il terremoto ci costringe anche a modificare la pastorale ordinaria” ha spiegato il vescovo di Modena-Nonantola, Antonio Lanfranchi, annunciando che a settembre ci sarà “una due giorni, ascoltando i testimoni, per la programmazione dell’anno pastorale, cercando anche di raccogliere materiale di riflessione che siano di aiuto per le comunità”. Un tema centrale che non dovrà essere trascurato nelle prossime settimane, secondo il vescovo, è quello di garantire il lavoro alle persone coinvolte nel sisma: “come comunità cristiana, anche a livello pastorale, dobbiamo preoccuparci seriamente della ripresa” anche economica “del nostro territorio. Se non c’è lavoro crolla tutto”. Grazie ai gemellaggi con le Caritas di altre diocesi italiane, fino a oggi sono stati organizzati in tutta la provincia 11 centri estivi per i ragazzi, con il coinvolgimento di circa 500 volontari. Sono stati inoltre garantiti, anche in collaborazione con la Protezione civile, servizi di assistenza, ospitalità presso famiglie, offerte di denaro a persone povere della Bassa modenese. “Non riusciremo mai a ripristinare quello che c’era prima del terremoto – ha spiegato la direttrice della Caritas diocesana, Giuseppina Caselli – con l’aiuto di altre diocesi ci dovremo sforzare per ripensare il territorio e la nostra presenza sul territorio”.