Ciricilla: il caso della sciovia fantasma nel cuore della Sila (foto)

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    di Pasquale Mercuri – Archiviata, ormai, la parentesi estiva e riposte in soffitta pinne, fucile ed occhiali, siamo proiettati verso una nuova stagione invernale tanto attesa dagli appassionati di montagna e sports invernali. In Calabria non manca certo la possibilità di praticare lo sci sia nella disciplina “fondo” che in quella “discesa”. Chi non conosce le rinomate stazioni sciistiche di Lorica, Camigliatello e Palumbosila che, ogni inverno, attirano migliaia di sciatori! Ma la stazione di Ciricilla? Qualcuno se la ricorda ancora?

    Ciricilla è una bellissima località della Sila piccola “catanzarese” posta nel Comune di Taverna a pochissimi chilometri dal Villaggio Mancuso (rinomato centro turistico noto per le sue graziosissime casette in legno colorate). E’, peraltro, passaggio obbligato per tutti coloro diretti verso il Bivio Spineto e Palumbosila da un lato e Bocca di Piazza, Lorica e Camigliatello dall’altro. I più distratti, forse, avranno apprezzato solo il bellissimo pianoro contornato dai monti percorrendo la veloce strada statale 179 dir. che lo costeggia ma, a Ciricilla, i più attenti avranno di sicuro scorto dell’altro. Seguita l’insegna “sciovia” e percorse poche centinaia di metri di una strada alla spalle delle abitazioni del posto si giunge all’abbandonata “Sciovia il Faggeto”.
    Lasciata l’auto nell’ampio e solitario spiazzo una volta scesi l’atmosfera che si respira appare subito surreale: sembra di stare in un luogo incantato in cui il tempo si è fermato, in cui una pace malinconica ha ormai avvolto ogni cosa abbandonando tutto ad un inesorabile destino di declino. A condurci indietro nel tempo è una scalinata consumata e invasa dall’erba. La saliamo. Siamo a 1.400 metri di quota (stessa altezza o poco più della partenza degli impianti di Lorica e Camigliatello) di fronte lo spettacolo non è dei migliori: la montagna solcata dai vetusti e arrugginiti piloni dello skilift, l’edificio del bar/biglietteria fatiscente come la struttura di partenza dell’impianto e, inesorabilmente, tanta malinconica tristezza. La curiosità di sapere cosa c’è in cima è tanta allora ci incamminiamo per una delle due piste che risalgono il Monte Pietra Posta. Percorse poche decine di metri si ha già modo di osservare il pessimo stato di manutenzione del tracciato in alcuni punti fortemente scavato dalle acque ma, per consolarsi un po’, basta volgere lo sguardo a valle. Un paesaggio bellissimo si apre innanzi agli occhi: gran parte della Sila piccola con le sue montagne e la vallata del torrente Ciricilla! Lo stupore, ovviamente, è dovuto alle bellezze della natura non alle creazioni dell’uomo perché, una volta giunti in cima l’umore ridiventa cupo. Ad attenderci la struttura d’arrivo dell’impianto fatiscente ormai a pezzi!

    La tradizione sciistica di Ciricilla è molto più risalente nel tempo di quel che si potrebbe pensare. La sciovia nasce negli anni ’60, con uno skilift di modeste dimensioni, su un percorso limitrofo a quella della struttura odierna abbandonata. L’impianto ha servito una pista che, col disuso, è stata riassorbita dal bosco rigeneratosi con il passare dei decenni. Negli anni ’70 si sente l’esigenza di realizzare, su terreni dell’ Ente Regionale di Sviluppo Agricolo della Calabria (ESAC Impresa), una vera e più attrezzata stazione sciistica così da completare l’offerta turistica del vicino Villaggio Mancuso anche per la stagione invernale. L’impianto ha, nel tempo, determinato ricadute economiche positive in tutta la zona con l’apertura delle attività legate all’indotto quali noleggio sci e strutture ricettive. Proprio a quest’ultimo proposito a nemmeno un chilometro dalla sciovia, in un rigoglioso e tranquillo bosco di faggi a ridosso della strada principale, è sorto un imponente e lussuoso albergo, “Il Faggio”, a completamento della gamma dei servizi da offrire allo sciatore più esigente che vuole alloggiare il più possibile vicino alle piste. La tristezza, però, a Ciricilla non ha limite e, purtroppo, anche questa bellissima struttura risulta oggi in stato di abbandono come si evince dalle immagini allegate. Nel 1993 la Regione Calabria sopprime l’ESAC e, contestualmente, crea l’Agenzia Regionale per lo Sviluppo e i Servizi in Agricoltura (ARSSA) la quale subentra, a tutti gli effetti, nei diritti, obblighi, patrimoni ed attribuzioni dell’ESAC stessa. L’ARSSA, per quanto al momento commissariata, ha trovato nella gestione degli impianti a fune la più redditizia delle attività. In seguito, con la creazione della Provincia di Crotone e il contestuale smembramento di quella di Catanzaro, la sciovia di Ciricilla acquisisce ancora maggiore importanza e prestigio divenendo, di fatto, l’unico impianto per gli sports invernali dell’intera Provincia capoluogo. A fronte di tale esclusività, però, non si è registrata la giusta attenzione e così, la stazione di Ciricilla è ormai chiusa ed abbandonata a se stessa da una decina d’anni ormai. Le foto pubblicate a corredo dell’articolo, scattate personalmente, sono, infatti, impietose. Lo sdegno è ai massimi livelli perché una parte delle stesse risale all’agosto 2006 allorquando già era palese il profondo stato di degrado in cui versava l’impianto mentre, le più recenti, sono state scattate nell’agosto dei quest’anno. Dal raffronto appare evidente come il tempo trascorso non abbia portato alcuna miglioria dovendosi, purtroppo, registrare come chi di dovere altro non abbia fatto che lasciare la sciovia nel degrado più assoluto per anni ed anni dimenticandosi dei soldi spesi per realizzarla e degli sciatori che, nel tempo, l’hanno utilizzata portando ricchezza in tutta la zona.

    L’indignazione è forte per la scellerata scelta di far morire Ciricilla. Da un lato l’incapacità della politica che invece di lavorare per lo sviluppo oggettivo di ogni angolo della nostra regione pensa, nella migliore delle ipotesi, al rilancio solo di alcune zone e, dall’altro, la cecità amministrativa di chi più da vicino amministra la cosa pubblica capace solo di mala gestione ed incapace di produrre ricchezza con lo sfruttamento delle potenzialità vere dei territori.

    E’ recente, infatti, l’approvazione, da parte del CIPE, del progetto per il potenziamento degli impianti di risalita di Camigliatello e Lorica, dando così il via libera all’ambizioso progetto che prevede il collegamento sciistico tra le due località e, di fatto, alla nascita del più grande polo sciistico del Sud Italia (con un impegno finanziario complessivo di circa 30 milioni di euro di cui 16,5 di fondi PILS e 13,2 di fondi FAS) comprensivo, a quanto pare, anche della riattivazione di alcuni impianti dismessi della zona. E Ciricilla? Se la sono dimenticata? Certo, nessuno vuole paragonare il comprensorio sciistico Botte Donato-Monte Curcio (della cui realizzazione c’è solo da gioire visto il colmarsi dell’enorme ritardo con cui è stato partorito ed il prestigio che regalerà all’intera Regione) alla sciovia di Ciricilla. Quella di Ciricilla non è certo una vastissima stazione ma, di sicuro, una location ideale per chi non ama i luoghi troppo affollati e desidera rilassarsi sulle distese candide degli Appennini. Il vero pezzo forte non sono propriamente le lunghe discese stile Coppa del Mondo di Sci. Per lo sci alpino, infatti, ci sono solo due piste ma, i loro 2 km, appaiono comunque molto divertenti regalando, inoltre, a chi li percorre un panorama incantevole. Ed allora perché non comprendere tra gli impianti da ammodernare anche questo? La pioggia di euro che arriverà in Calabria accontenterà solo alcuni ma una gestione illuminata del territorio e delle potenzialità che lo stesso esprime suggerirebbe uno sviluppo globale in modo da offrire strutture turistiche sempre più all’avanguardia in sana competizione fra loro. Tutto il contrario di quello che avviene a Ciricilla laddove regna, purtroppo, incuria e disinteresse.

    Eppure l’impianto abbandonato documentato dalla immagini avrebbe dovuto essere la parte più antica del comprensorio sciistico visto che, tra la fine degli anni ’80 e gli inizi degli anni ’90 si era pensato ad un serio potenziamento. Come? Con la realizzazione di una nuova seggiovia sul Monte Morello sul versante opposto a quello dell’odierna sciovia. La scelta di questa montagna (fotografata dalle piste della struttura abbandonata) è frutto di una visione intelligente dello sviluppo del territorio che, senza dubbio, avrebbe determinato una ricaduta positiva su tutta l’area. Il Monte Morello, infatti, grazie alla maggiore altimetria ed alla vastità della superficie utilizzabile consentirebbe la creazione di un comprensorio sciistico ampio, dalle tante piste, con un periodo di utilizzo stagionale maggiormente prolungato e, quindi, molto più attrezzato rispetto alla piccola sciovia di Ciricilla capace, così, di competere, con pari dignità, con le altre stazioni sciistiche e di attrarre, di conseguenza, un pubblico più numeroso e più tecnico.

    Il sogno di una Ciricilla sempre più “ski park” risale nel tempo. Già nel 1991, infatti, la Comunità Montana della Presila Catanzarese, nell’ambito del proprio “Piano di Sviluppo Socio Economico”, tra il “Parco Progetti del Piano di sviluppo vigente” menzionava le “Attrezzature sciistiche seggiovia “Ciricilla-Morello-Sottano” indicandone, peraltro, l’impegno finanziario per la realizzazione nella somma di  4.028.571.681 delle vecchie lire. Dopo più di vent’anni, però, il passo dal progetto alla realtà è, purtroppo, ancora da farsi.

    Da un lato, quindi, l’abbandono della sciovia esistente lasciata arrugginire e cadere a pezzi, dall’altro, invece, la mancata realizzazione della nuova struttura sul Monte Morello. Anni ed anni di incuria sono sufficienti per legittimare interrogativi circa la ragione di un tale ingiusto stato di abbandono e disinteresse per Ciricilla. Appare indubbio che per rendere un posto interessante dal punto di vista turistico non bastano solo le bellezze naturali ma è necessario “inventarsi” motivi di attrazione con cui richiamare l’attenzione del potenziale visitatore. Bene è stato fatto, ad esempio, nella località “Tirivolo” non lontana da Ciricilla laddove, una porzione come tante di un bosco di faggi oggettivamente lontana dalle rotte più battute, si è trasformata in qualcosa di davvero originale chiamato “Parco Avventura” acquisendo, così, la forza di attrarre migliaia di utenti all’anno. Creatosi il motivo per cui andare, anche un luogo defilato può diventare interessante e frequentato figuriamoci quanta ricchezza potrebbe esprimere un luogo centrale come Ciricilla la cui potenzialità turistica salta razionalmente agli occhi senza voler essere ostinati sognatori o visionari.

    Avendo a disposizione una tale potenzialità è normale la presenza di un così elevato stato di degrado? E’ normale una così eloquente incapacità amministrativa? E’ normale una politica così sorda ed assente? E’ normale offrire al turista solo incuria ed arretratezza? Senza dubbio la risposta è no ma, a pagarne le conseguenze siamo tutti noi. Lo scempio di Ciricilla, infatti, non è affare inter nos chiuso tra i confini della Calabria ma è ormai noto anche all’esterno della nostra Regione. Basti pensare alla pessima figura che si continua a fare su siti del settore come, ad esempio, www.dovesciare.it che, assieme a tutte le stazioni sciistiche d’Italia colloca, giustamente, per la regione Calabria anche quella di Ciricilla. Bella pubblicità!

    Si parla tanto di turismo, di sviluppo ma, alla fine, la realtà è più cruda di qualsiasi altro dato se una Regione dalle grandi bellezze e potenzialità viene mortificata in questa maniera. E’ evidente che, di tutto ciò, una grande fetta di responsabilità sia della politica incapace di scelte coraggiose e assente nella programmazione degli interventi da attuare. Ciò determina lo stato di arretratezza denunciato che, ingiustamente, marchia in negativo una terra splendida come la Calabria dalla forte vocazione turistica.
    Una terra unica in cui andare dal mare all’alta montagna in una manciata di chilometri, terra di paesaggi ed atmosfere dal fascino suggestivo capaci di rapire anche il più scettico dei visitatori. Visitatore che, purtroppo, non può che sorridere dinnanzi all’arretratezza di certe strutture inadatte a fungere da richiamo per nessuno. Per essere competitivi, quindi, bisogna osare, investire, creare qualità sul territorio. Certo, è indubbio che la situazione economica del momento non sia di aiuto ma ciò non deve divenire un alibi per perpetrare questo fallimentare modus operandi. La politica non dovrebbe, infatti, essere l’arte di intascare il lauto stipendio a fine mese senza preoccuparsi della res publica ma, piuttosto, l’arte della risoluzione dei problemi e del portare sviluppo e benessere solo che, in Calabria, certi sogni, seppur realizzabili, sono destinati a rimanere utopia.

    I riflettori sono ormai puntati su Ciricilla continuando a monitorare lo stato delle cose. Questo articolo, con un grido d’allarme misto a dolore, vuole essere da sprono per tutti quelli che potrebbero e dovrebbero fare e che non hanno fatto e che continuano a non fare. In attesa, quindi, di sapere da chi siede nella “stanza dei bottoni” quale azione concreta sia prevista per Ciricilla non ci resta che “accontentarci” della “sciovia fantasma”.

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