Il tifone “Jelawat” spazza le Ryùkyù, a Naha registrate raffiche fino a 170 km/h con pressione minima di 946 hpa; ora declassato a tempesta tropicale punta il Giappone
Immagine radar del tifone "Jelawat" mentre raggiunge le Ryùkyù
MeteoWeb
Dopo aver spazzato le isole Sakishima, passando ad est di Taiwan, il tifone “Jelawat”, come previsto, muovendosi progressivamente verso nord, su acque superficiali sempre più fredde, si è gradualmente indebolito, passando dalla 3^ alla 2^ categoria della Saffir-Simpson, con venti medi sostenuti scesi fino a 170-180 km/h nell’area attorno l’occhio. Nella giornata di ieri il tifone, già indebolito, ha raggiunto le isole meridionali giapponesi delle Ryùkyù, spazzandole letteralmente con fortissimi venti di tempesta, che in alcune isole, come su Okinawa, hanno raggiunto i 160-170 km/h. Proprio all’aeroporto della città di Naha, capoluogo dell’isola di Okinawa e dell’omonima prefettura, si sono abbattute le tempeste più violente associate al ciclone tropicale, con una raffica di picco che ha raggiunto i 170 km/h da S-SE alle 09:23 AM, dopo svariate raffiche molto violente, ad oltre i 130-150 km/h. Sulle coste esposte ad est, sul Pacifico, si sono verificate pure forti mareggiate, sollevate dai fortissimi venti da E-SE e SE che precedevano il tifone, in movimento verso nord. Ondate alte, molto ben formate, con “Run-Up” più di 6-7 metri, si sono abbattute con grande impeto sulle coste orientali e meridionali delle principali isole delle Ryùkyù. Le fortissime raffiche hanno, purtroppo, causato molti danni e disagi, scoperchiando i tetti di diverse abitazioni, con alcuni feriti, e sradicando decine di alberi che hanno resistito al passaggio di grandi tifoni come “Sanba” e “Bolaven”. Eppure, a differenza di quest’ultimi, “Jelawat” è stato l’unico a transitare con il proprio occhio centrale molto vicino all’isola di Okinawa che è rimasta fortemente penalizzata.
Basta analizzare i metar della giornata di ieri per vedere l’impressionante tracollo della pressione barometrica che ha accompagnato il passaggio della tempesta, che si muoveva da sud verso nord. Si è passati dai 1000 hpa dell’01:30 AM fino al picco minimo di ben 946 hpa (quando l’occhio di “Jelawat” è passato a poche decine di chilometri da Okinawa) delle 11.00 AM, Già pochi minuti dopo, alle 11:16 AM, la pressione era salita a 948 hpa, con una rapida rotazione dei venti furiosi verso destra. Dalle 12:00 PM fino 07:00 PM la pressione è salita altrettanto rapidamente, passando dai 955 hpa ai 1000 hpa. Indice del fittissimo “gradiente barico” che accompagnava il sistema. L’avanzata verso nord del tifone è stata accompagnata da un rapido rinforzo della ventilazione dai quadranti orientali che si poi disposta più da E-SE e SE. Con la rotazione dei venti, da E-SE a SE, sull’isola di Okinawa sono sopraggiunte le tempeste più violente, con venti medi sostenuti fino a 90-100 km/h, mentre le raffiche oltrepassavano la soglia dei 130-150 km/h, con un picco assoluto di ben 170 km/h da S-SE. Quando l’occhio di “Jelawat” si è allontanato verso nord, i venti sono subito ruotati da Ovest, andandosi progressivamente a farsi sempre più meno intensi dalla tarda serata, attenuandosi sensibilmente dalla nottata successiva.
Il passaggio ravvicinato dell’occhio ha determinato anche pesantissime ripercussioni su Okinawa, non solo per l’arrivo delle tempeste più violente concentrate sul lato orientale del ciclone, con violenti venti dai quadranti meridionali, ma anche in termini di piogge cadute. L’accumulo maggiore però è stato registrato nell’isola di Tarama, dove in meno di 12 ore il tifone “Jelawat” è stato in grado di scaricare oltre 308.5 mm d’acqua. In altre isole è stato sfondato il muro dei 200-250 mm. Mentre interessava le Riùkyù ha continuato ad indebolirsi sensibilmente, completando un nuovo ciclo di sostituzione dell’occhio centrale che ha contribuito ad indebolire il sistema. Le immagini satellitari, inoltre, mettevano in evidenza una grande area simmetrica di forti nuclei convettivi con un top delle nubi che faceva registrare dei valori insolitamente bassi, segno di un grande sviluppo verticale. Nelle ultime 12 ore, dopo aver lasciato l’arcipelago delle Ryukyù, il sistema tropicale, indebolendosi sensibilmente, a causa del passaggio su acque sempre più fredde, ma soprattutto per l’intensificazione del “Wind Shear” alle quote superiori (per maggior ingerenza delle correnti occidentali in alta quota che escono dal vasto entroterra cinese), ha raggiunto l’isola meridionale nipponica di Kyùshù per estendersi al settore orientale dell’isola più grande di Honshù, nel Giappone centrale, come tempesta tropicale, con venti medi sostenuti in sensibile attenuazione, al di sotto dei 90-100 km/h nella parte centrale dell’area ciclonica.
Proprio in queste ore, le coste orientali di Honshù sono appena state raggiunte dal nucleo centrale della tropical storm, che pur fortemente indebolita dall’azione del forte “Wind Shear” alle quote superiori, che oltre a piegare la sommità delle nubi torreggianti contribuisce ad allentare l’attività convettiva attorno la circolazione ciclonica, riesce a conservare buona parte del suo potenziale originario, scaricando forti rovesci di pioggia su quasi tutte le prefetture lungo la costa centro-meridionale della più grande isola dell’arcipelago giapponese. In queste ore, forti venti da S-SO e SO, stanno sferzando, le coste orientali di Honshù, in particolare la parte centrale, con autentiche burrasche che a breve, fra pochissime ore, raggiungeranno pure la grande metropoli di Tokyo e l’area di Yokohama, determinando condizioni di forte maltempo, con forti venti meridionali, generalmente da SO, e piogge abbondanti, con forti rovesci resi semi/orizzontali dalle forti raffiche di vento, fino a 70-80 km/h, con picchi di oltre i 90 km/h nelle aree costiere maggiormente esposte alla ventilazione meridionale. Venti piuttosto intensi da S-SO vengono segnalati nella stazione di Hyakuri, a Coshi (particolarmente esposta ai venti meridionali) e nell’isola di Oshima, antistante l’area costiera ove sono ubicate le città di Ito e Shimoda. A Sendai e nelle altre città costiere nella parte nord di Honshù si assisterà nelle prossime ore ad un incremento della ventilazione che soffierà a carattere di burrasca, disponendosi dapprima con una componente da SE e S-SE pronta poi a girare più da Sud e S-SO, non appena i resti di “Jelawat” si spostano in direzione delle coste orientali dell’isola di Hokkaido.
Nella parte meridionale di Honshù invece, con l’allontanamento della tempesta tropicale “Jelawat” verso nord, sono già arrivate le prime grandi schiarite dopo le intense piogge e i forti venti delle ultime ore, mentre le correnti tendono a ruotare più dai quadranti occidentali, indebolendosi sensibilmente. Domani il sistema, già fortemente provato dall’attrito esercitato dalle catene montuose interne nella parte nord di Honshù, verrà declassato molto probabilmente allo status di depressione tropicale, con un nucleo centrale sempre più blando che si muoverà verso nord-est, interessando le coste orientali di Hokkaido, ove vi porterà forti piogge e intensi rovesci che potranno creare degli allagamenti e il temporaneo ingrossamento dei fiumi e corsi d’acqua. Il passaggio però sarà piuttosto rapido, visto che già dalla seconda di giornata i resti della depressione tropicale verranno spinti dall’intenso flusso occidentale in quota sul Pacifico occidentale, bordando appena le isole più meridionale delle Curili, che saranno interessante dal passaggio di forti rovesci di pioggia accompagnati da una sostenuta ventilazione pronta a disporsi da E-NE e NE. I resti di “Jelawat” poi dovrebbero andare ad estinguersi sul Pacifico nord-occidentale, nel tratto di oceano ad est dell’arcipelago delle Curili, evolvendosi progressivamente in una circolazione ciclonica di tipo extratropicale. Proprio qui i resti dell’ex tifone dovrebbero essere agganciati in quota dal ramo principale della “Jet Stream”, che dalla penisola di Kamchatka e dall’estremo oriente della Russia asiatica, esce e si butta sopra il Pacifico nord-occidentale, proseguendo la sua corsa in direzione delle coste canadesi, sul continente nord-americano, con frequenti “Jet Streak” (massimi di velocità della “corrente a getto“), molto tipici nelle stagioni in cui si presenta il fenomeno di “El Nino”.