La Terra e i pianeti del nostro Sistema Solare non sono soli nell’universo. Nel corso degli ultimi decenni la caccia ai pianeti extrasolari ha reso possibile incredibili scoperte, e ora i ricercatori planetari hanno nuovi modelli di simulazione sulla loro nascita. La maggior parte dei pianeti si forma quando una nube molecolare collassa in una stella giovane. Il gas residuo, la formazione di un disco di polvere attorno alla stella e le particelle nel suo interno, iniziano a scontrarsi e a fondersi nel corso di milioni di anni, formando oggetti sempre più grandi, fino a quando il pianeta prende forma. L’astronomo Sally Dodson Robinson, e il suo team di ricercatori presso l’Università del Texas ad Austin, simulano questi dischi protostellari attraverso i più recenti modelli a disposizione. Alcuni parametri riguardano la turbolenza e la temperatura del disco, i quali forniscono informazioni sulla nascita e sul luogo di formazione dei corpi. In un disco troppo turbolento le particelle si muovono troppo velocemente e rimbalzano l’uno con l’altro. Meno turbolenza è sinonimo di una maggiore possibilità di scontro e di aggregazione. Scoperte di questo tipo sono il risultato della complessità dei modelli e delle simulazioni che coprono un arco temporale di milioni di anni. I risultati ottenuti, sono stati facilitati grazie al supercomputer Ranger presso l’Advanced Computing Center Texas (TACC). Nel 1988, abbiamo saputo di un pianeta extrasolare solitario; nel 2012, ne conosciamo circa 2400 in attesa di conferma. Comprendere le condizioni più favorevoli per la formazione dei pianeti sarà di aiuto ai ricercatori come Sally Dodson Robinson per scoprirne altri, ed ottenere informazioni necessarie per una maggiore comprensione sull’evoluzione della Terra e del nostro Sistema Solare.