L’arrivo delle piogge ha spazzato via il rischio roghi e sta ripristinando le scorte idriche, “ma ha fatto scattare l’allarme dissesto idrogeologico con nuovi danni per l’agricoltura, già stremata dalla lunga siccità”. Lo afferma la Confederazione italiana agricoltori, secondo cui “le precipitazioni di questi giorni sono necessarie, in vista delle prossime semine, per ricostituire le riserve idriche negli invasi e nei corsi d’acqua rimasti a secco per tanto tempo, anche se arrivano fuori tempo massimo per colture come la soia, il mais e il pomodoro, dove si è perso rispettivamente il 50%, il 30% e il 20% del raccolto nazionale”. Le piogge allontanano anche il pericolo incendi, “che quest’anno hanno ridotto in cenere quasi 35mila ettari, una superficie doppia rispetto al 2011, creando un danno economico e ambientale non indifferente al settore primario. Dov’è passato il fuoco, infatti, sono necessari diversi anni per ritornare alla normalità: a un pascolo o a un campo coltivato servono almeno 2 anni, mentre un bosco ha bisogno di 4 o 5 anni per tornare alle condizioni pre-incendio. Per non parlare – aggiunge la Cia – della quantità enorme di Co2 che i roghi immettono nell’atmosfera: in media 3-4 milioni di tonnellate l’anno”. I nubifragi, sottolinea la Cia, le piogge intense e la grandine che stanno colpendo le campagne, soprattutto al Centro-nord, “vanno a ingrossare il conto dei danni e rilanciano ancora una volta l’allerta sul pericolo frane e smottamenti”. Questo perchè i lunghi periodi di assenza di precipitazioni, “intervallati a temporali brevi e violenti, innescano fenomeni di dissesto idrogeologico: la siccità asciuga il suolo rendendolo meno permeabile e sui terreni così stressati dal caldo le precipitazioni forti e improvvise non fanno che aggravare la situazione, causando allagamenti e fenomeni di instabilità dei versanti”. “Tra contrazioni di prodotto – spiega l’organizzazione agricola – roghi e rischio dissesto, l’agricoltura paga un conto davvero salato, con danni da bollettino di guerra stimabili a oggi in oltre 1,5 miliardi di euro, ma purtroppo destinati a salire. Intanto la lezione di quest’estate ha reso sempre più evidente la necessità di affrontare la questione dei cambiamenti climatici con politiche strutturali, prima di tutto per risolvere il problema del fabbisogno idrico”. “C’è bisogno – conclude la Cia – di misure concrete, di interventi seri di ammodernamento della rete idrica con opere infrastrutturali per la manutenzione, il risparmio e il riciclo delle acque, e nuovi sistemi di irrigazione a basso consumo e strumenti di assicurazione, oltre che investimenti in ricerca per lo sviluppo, ad esempio dell’aridocoltura”.