Terremoti: maxi esercitazione in Giappone nell’eventualità del big one

MeteoWeb
Il devastante terremoto dell'11 Marzo 2011 in Giappone

Non serviva il devastante terremoto che ha colpito il Giappone l’11 Marzo 2011 per ricordare che l’area fosse ampiamente sismica, ma un evento del genere, capace di mietere 19.000 vittime e grande distruzione, ricorda quanto possa essere tremendo il bilancio senza un’adeguata prevenzione e preparazione. Per questo motivo la nazione effettua annualmente delle esercitazioni, che oltre a ricordare le 100.000 vittime del grande sisma del Kanto del 1923, servono soprattutto a rodare la reazione su vasta scala di fronte all’eterno big one. Circa 400.000 persone, in 40 prefetture, hanno preso parte alle prove generali: il premier Yoshihiko Nodae i ministri, considerando strade danneggiate o congestionate dal traffico, hanno raggiunto a piedi o in bicicletta l’ufficio di gabinetto a Tokyo, formando l’unità di crisi per coordinare i soccorsi le misure più urgenti in una metropoli paralizzata. Il capo del governo, in una conferenza stampa (simulata), ha chiesto a tutti ”di mantenere la calma”, pur in presenza di gravi danni. L’intero Giappone, con le tute d’emergenza e gli elmentti, ha allestito campi di accoglienza, aiutato i feriti, preparato la fuga e la messa in sicurezza, a partire da bambini, anziani e donne, per l’imminente arrivo di un potente tsunami. Tutto con serietà e precisione maniacale: anche le case sono apparse credibili, con crepe disegnate sui muri e manichini all’interno per testare le tecniche di soccorso in condizioni difficili. Gli scenari di riferimento restano devastanti, familiari a un Paese abituato a convivere con le forze incontrollabili della natura: il governo, in una stima aggiornata, ha ipotizzato fino a 9.600 vittime in caso di sisma di magnitudo 7 nell’area della capitale e nella fascia metropolitana del Kanto.

Raffigurazione di un'onda gigantesca

Pochi giorni fa, è stato diffuso uno studio aggiornato, alla luce degli eventi del 2011, su un mega sisma (e tsunami) lungo la fossa di Nankai, nel Pacifico di fronte all’isola di Shikoku e alla regione di Kinki, parte centrale più a oriente di Honshu: le vittime, in questo caso potrebbero salire nella proiezione peggiore a quota 323.000, di cui il 70% a causa dello tsunami. Non è un caso che una delle esercitazioni ha ipotizzato un sisma di magnitudo 7.3 a nord della baia di Tokyo, e un’altra un terremoto di 7.9 nella baia di Sagami, coinvolgendo in totale 9 municipalità in gran parte a Yokohama, con migliaia di persone comuni, vigili del fuoco e poliziotti a contrastare un potente maremoto. Con l’ipotesi Nankai, con la scossa di nono grado della scala Richter e onda anomala di alcune decine di metri, il governo ha mobilitato cacciatorpedinieri con elicotteri e aerei delle Forze di autodifesa per trasportare i feriti da Shikoku, l’area più colpita. I C-12 della Marina Usa hanno lasciato Atsugi, la base a ovest di Tokyo, per raggiungere l’aeroporto di Haneda con i primi aiuti umanitari. Un copione simile a quello dell’11 marzo 2011.

Condividi