Come già descritto in questo tempestivo articolo, un forte terremoto di magnitudo 5.6 ha scosso la Grecia alle 5:27 (ora italiana), il cui epicentro è stato registrato nei pressi dell’isola di Gavdos, 79 chilometri a Sud di Creta, ad una profondità ipocentrale di 20 chilometri. Secondo le testimonianze locali la scossa è durata 15-20 secondi circa, generando paura, senza causare fortunatamente danni gravi a persone o cose. La sismotettonica del sud della Grecia è governata principalmente dal movimento della placca africana rispetto alla relativamente piccola placca del Mar Egeo. La maggior parte dei terremoti superficiali nel centro e nel nord della Grecia (profondità inferiore a 50 chilometri) è il risultato dall’interazione tra la placca euroasiatica e la piccola placca del Mar Egeo, che si muove a sud ovest rispetto alla prima, con una velocità di circa 30 millimetri all’anno. La sismicità è concentrata nella zona est e nord-est delle aree di deformazione. La Grecia continentale è invece caratterizzata da faglie prevalentemente normali, che hanno prodotto terremoti sino a magnitudo superiore a 7. Nel corso del XX secolo, un terremoto di magnitudo 7.2 si è infatti verificato in queste aree, le cui fonti storiche e gli studi archeologici suggeriscono che l’evento tellurico fosse concentrato nei pressi di Creta, tra il 365 d.C. e il 1303 d.C. Il sisma potrebbe rappresentare uno degli eventi più forti di qualsiasi altro terremoto verificatosi nell’arco ellenico nel corso del secolo. In altre parti del mondo, strutture geologiche simili hanno causato terremoti di magnitudo 8 ed oltre. I terremoti superficiali si verificano anche in un arco vulcanico associato con la subduzione della placca africana sotto quella dell’Egeo, nel Dodecaneso e nelle Cicladi, ad oltre 100 chilometri da Creta. La regione vicino l’arco vulcanico è caratterizzata anch’essa da faglie normali. Il terremoto di magnitudo 7,8 del 9 luglio 1956, a sud di Amorgos, produsse un enorme tsunami che colpì tutto il Mar Egeo. Un terremoto con una profondità focale di circa 100 km e una magnitudo di 7,7 si verificò invece sotto le isole del Dodecaneso nel 1926. Gli eventi più profondi causano in genere meno danni in superficie, anche se a volte sono udibili a grandi distanze dall’epicentro.