Finalmente è arrivata un data importante per tutto il mondo della climatologia. Dopo oltre 90 anni la commissione che compone l’Organizzazione Mondiale della Meteorologia ha finalmente appurato che il record di temperatura massima assoluta del pianeta, registrato ad Al Azizia (sobborgo a sud di Tripoli), in Libia, il 13 Settembre 1922, è totalmente errato, poiché archiviato con una strumentazione non a norma “WMO”. Basta dare un occhiata alla foto della base di Al Azizia (foto trasmessa per gentile concessione della famiglia del gen. Enrico Pezzi) per capire che i 58°C raggiunti in quell’area sono veramente esagerati. Meglio tardi che mai. Difatti la temperature di Al Azizia era alquanto imbarazzante, visto che è stata misurata da un sensore termico riverso sull’asfalto, da ciò si evince l’incredibile sovrastima che ha fatto schizzare il dato su un valore di oltre i +58°C, quando in quell’area i valori termici non hanno mai sfondato il muro dei +49° +50°, neanche nelle condizioni peggiori, con forte “Ghibli” (il “bollente” e polveroso vento meridionale che trasporta aria rovente dal cuore del Sahara libico e algerino) associato ad una intensa onda mobile di calore a tutte le quote che risale sul Mediterraneo centrale.
Ricordiamo inoltre che il record assoluto di caldo stabilito all’aeroporto di Tripoli, in diversi decenni di rilevazioni con una strumentazione adeguata, è di soli +49.1°, mentre quello dell’osservatorio cittadino (che risente maggiormente delle brezze termiche di mare che mitigano il clima costiero della Tripolitania) è di soli +47°. I +50° probabilmente non si raggiungeranno mai neanche a Al Azizia. Dopo decenni di dibattiti l’Organizzazione Mondiale della Meteorologia è stata in grado di agire di conseguenza (seppur con molto ritardo) scartando del tutto il dato farlocco di Al Azizia. Non ci resta che augurare che nei prossimi mesi l’Organizzazione Mondiale della Meteorologia vada a scartare dagli archivi climatici anche tutti gli altri record errati per sovrastima o sottostima, lasciando valido come record di massima assoluta terrestre finora registrato il valore dei +53.9°C (129 °F) della “Death Valley”, il punto più caldo della Terra.
Non è un caso se nel periodo estivo è quasi impossibile avventurarsi all’interno della grande depressione californiana, per evitare brutti colpi di calore o tremende insolazioni. Data la particolare orografia chiusa questa depressione è il punto più “rovente” del nostro pianeta, dove per varie volte è possibile sfondare il muro dei +50° all’ombra durante il periodo estivo, quando l‘intensa e prolungata insolazione diurna (cieli costantemente sereni o poco nuvolosi) unita ai bassissimi tassi di umidità relativa riscaldano sensibilmente il terreno desertico, completamente spoglio di vegetazione arborea in vasti tratti (solo in inverno e primavera, quando si verificano brevi rovesci di pioggia, la superficie desertica rifiorisce per pochi giorni), trasformando l‘area in una sorta di grande “forno“ naturale che irradia un calore veramente infernale e insopportabile. Tali temperature cosi “estreme” sono state misurate tramite dei termometri a norma “WMO”, periodicamente controllati e revisionate dalle autorità del parco della “Death Valley”.