Quando un meteoroide entra nell’atmosfera di un pianeta extrasolare, aggiunge gas organici che potrebbero farlo sembrare abitato, quando in realtà non lo è. E’ quanto sostengono i ricercatori del progetto Darwin dell’ESA e del Terrestrial Planet Finder della NASA, che attraverso osservazioni terrestri e spaziali hanno acquisito tante immagini delle atmosfere degli esopianeti alla ricerca di vita extraterrestre. Negli ultimi anni, gli astronomi hanno scoperto centinaia di pianeti extrasolari. Molti di questi si trovano all’interno delle zone abitabili, le aree con un clima che potrebbe garantire l’acqua allo stato liquido sulla superficie, alimentando le speranze che la vita come noi la conosciamo, possa esistere anche fuori dalla nostra Terra. Generalmente gli scienziati vanno alla ricerca di metano e ossigeno, segni significativi per la presenza della vita. Per oltre 40 anni, gli astronomi hanno fatto riferimento alle nubi di metano osservate su Marte, aumentando la possibilità di organismi viventi sotto la sua superficie. Sebbene la vita o i sottoprodotti della vita siano responsabili per quasi tutto il metano trovato nell’atmosfera terrestre, non sono l’unica fonte a produrlo. Per esempio, i vulcani possono produrre metano grazie alle reazioni chimiche tra acqua, anidride carbonica e sali minerali. Sebbene su Marte il numero dei micrometeoriti che colpiscono il pianeta rosso non spiegherebbero i livelli di metano presenti sul pianeta, in altri sistemi solari molto più polverosi, si potrebbe ottenere molto metano che andrebbe ad emettere una falsa firma atmosferica sulla vita. “Questo potrebbe costituire un problema, in quanto la ricerca di vita su questi pianeti extrasolari dipende da osservazioni remote quali l’analisi spettroscopica delle loro atmosfere, come era stato fatto per rilevare il metano nell’atmosfera di Marte“, ha detto il ricercatore Richard Court, un geologo planetario presso l’Imperial College di Londra. “Non c’è alcuna possibilità per i veicoli spaziali di visitare fisicamente questi pianeti extrasolari ubicati a molti anni luce di distanza“.
Ricerche precedenti indicano che gli unici sistemi solari in grado di imitare la firma della vita sono quelli in possesso di dischi detritici abbastanza densi, o sistemi sottoposti a molte collisioni tra corpi, come avvenuto nel nostro sistema solare 3,9 miliardi di anni fa. Attualmente la Terra riceve circa 40.000 tonnellate di micrometeoriti ogni anno, mentre Marte circa 12.000 tonnellate. I ricercatori stimano che nel corso del bombardamento avvenuto agli albori del sistema solare, la Terra e Marte ne abbiano visto da 1.000 a 10.000 volte di più. La Terra, in quel periodo, potrebbe aver ricevuto circa 33 milioni di miliardi di tonnellate di micrometeoriti, mentre Marte 1.700.000 miliardi di tonnellate. Tutto questo può essere sufficiente per avere abbastanza metano su un pianeta da farlo sembrare abitato. Finora gli astronomi hanno individuato una serie di sistemi che potrebbero presentare questo aspetto. Un esempio può comprendere Gliese 581 a circa 20 anni luce dalla Terra, che ha uno e forse due “super-Terre” – pianeti rocciosi più grandi della Terra, che possono raggiungere fino a 10 volte la massa del nostro pianeta – intorno alla nana rossa della zona abitabile del sistema. I ricercatori hanno pubblicato i loro lavori dettagliati sulla rivista Planetary and Space Science.