L’attivita’ sismica del Pollino e’ iniziata due anni fa. Lo scorso 4 ottobre la Commissione Grandi Rischi ha preso in esame questo fenomeno analizzando la sequenza sismica. Ne e’ derivato che l’attivita’ sismica e’ focalizzata in tre sciami principali, con quattro fasi distinte e oltre 5000 eventi dal 2010. La profondita’ ipocentrale e’ compresa tra 3 e 10 km. L’aspetto interessante e’ che i dati gps mostrano l’estensione dell’Appennino calabro di 2-3 mm l’anno. ”La mappa di deformazione regionale mostra una minore deformazione in quest’area ma la copertura strumentale e’ incompleta”, si legge nel verbale. I dati gps, prende atto la Commissione Grandi Rischi, non sono stati ancora analizzati per verificare la possibile presenza di fenomeni transienti o di una accelerazione dei fenomeni distensivi corrispondenti alla sismicita’ in atto. ”Negli ultimi sei mesi – riporta il verbale – la distanza temporale tra uno sciame e il successivo e’ andata diminuendo e la sismicita’ tra gli sciami e’ in aumento”. Il documento prosegue: ”Non ci sono sufficienti informazioni sulla durata di sciami in passato che possano dare informazioni chiare sulla specificita’ di questa sequenza”. Nell’area del Pollino, fanno notare gli esperti, mancano grandi eventi storici negli ultimi cinque secoli. A partire dal 2011 la sismicita’ in quella zona e’ aumentata sensibilmente. ”Per la sequenza dell’inverno 2011-2012, le probabilita’ dell’evento (M 5.5 o superiore) sono aumentate rispetto al background di circa 100 volte”, annota ancora la Commissione Grandi Rischi. Secondo i tecnici, sulla base dei dati in possesso, ”non e’ possibile formulare conclusione sull’eventuale attivazione di strutture sismogenetiche piu’ profonde”. L’organismo si raccomandava ”di potenziare il sistema di monitoraggio per ottimizzare la precisione della localizzazione ipocentrale e per una migliore identificazione delle strutture sismogenetiche attivate”.