Un altro segnale dell’entrata nel vivo della stagione autunnale, lungo l’emisfero boreale, è data dal progressivo rinvigorimento dell’attività ciclonica sulle medio-alte latitudini, dove sempre più spesso, a seguito delle ondulazioni del ramo principale della “Jet Stream”, si sviluppano profondi cicloni extratropicali, che vengono ulteriormente intensificati dal notevole divario termico, ma anche igrometrico, fra le masse d’aria calde e umide che risalgono dalla fascia sub-tropicale e quelle molto più fredde e secche che dalle latitudini sub-polari scivolano in direzione della zona temperata. Il vortice polare, in sede artica, malgrado il disastro dei ghiacci marini sul mar Glaciale Artico, che quest’anno ha fatto registrare il nuovo minimo storico d’estensione, continua a irrobustirsi, presentando un minimo principale, presente a tutte le quote, proprio in corrispondenza del Polo Nord. In questa settimana, tra il nord Atlantico e il Pacifico nord-occidentale, si sono formate due profonde aree cicloniche extratropicali, ben alimentate lungo il proprio bordo occidentale dalla discesa del ramo principale del “getto polare” e da una intensa avvezione fredda nei medi e bassi strati. Entrambe le circolazioni cicloniche sono state in grado di apportare condizioni meteorologiche particolarmente avverse nelle aree interessate, con venti di tempesta e estese bande precipitative, specie lungo il settore caldo pre-frontale. Il primo profondo ciclone extratropicale si è formato in settimana, sull’Atlantico settentrionale, nell’area dove solitamente stazione la grande depressione semi-permanente d’Islanda.
L’area ciclonica è stata alimentata da una estesa discesa di aria molto fredda, d’estrazione artico-marittima, che dal Plateau groenlandese (dove ormai si è isolato un “serbatoio di aria molto fredda”) si è spinta sopra l’Atlantico settentrionale, sotto la spinta di intensi venti nord-occidentali. Nel corso della giornata di venerdì 5 Ottobre, questa profonda circolazione ciclonica, sotto la spinta di una intensa “corrente a getto”, con un “Jet Streak” (le zone di massime velocità della “Jet Stream”) che è transitato tra il Regno Unito e il mar del Nord, si è rapidamente spostata in direzione della penisola Scandinava, scavalcando velocemente le Alpi Scandinave, dove ha dato la stura a delle piogge e dei rovesci sparsi che hanno assunto carattere nevoso sui rilievi norvegesi meridionali, portandosi sulla Svezia centro-settentrionale, con un minimo barico al suolo al di sotto dei 988 hpa che si è centrato sulla parte settentrionale del golfo di Botnia. Questa area depressionaria ha portato delle piogge di debole e moderata intensità che dalla Svezia centro-settentrionale si sono estese alla Finlandia, alle Repubbliche Baltiche e al nord della Carelia, nell’ovest della Russia europea, dove il clima si è presentato molto uggioso e a tratti anche particolarmente ventoso, soprattutto tra la Danimarca e il settore più meridionale del mar Baltico, dove il consistente infittimento di isobare prodotto dal passaggio della profonda area ciclonica.
L’intenso “gradiente barico orizzontale” che si è cosi prodotto è riuscito ad attivare forti burrasche da Ovest e O-SO, dopo il transito del fronte freddo, con raffiche di vento che hanno lambito la soglia dei 90-100 km/h tra l’isola danese di Bornholm e le coste più settentrionali della Polonia. Il netto divario barico, tra la penisola Scandinava, sede di una profonda circolazione depressionaria, e l’Europa meridionale, dove invece si è affermato un promontorio anticiclonico che ha disposto i propri elementi principali sul bacino del Mediterraneo, ha determinato un ulteriore accelerazione delle masse d’aria, originando delle vere e proprie tempeste che hanno interessato il settore meridionale del Baltico fino alle coste della Lituania. La massima raffica è stata raggiunta lungo la costa settentrionale polacca, sia Leba che a Darlowo, dove è stato registrato un picco di ben 112 km/h. Nel corso della serata e della successiva nottata, tra venerdì 5 e sabato 6 Ottobre, la forte ventilazione occidentale che ha spazzato il mar Baltico e le coste polacche si è estesa alle Repubbliche Baltiche, attenuandosi sensibilmente, con raffiche di 70-80 km/h e deboli mareggiate nelle aree maggiormente esposte. La stazione di Siauliai, in Lituania, ha segnato un picco massimo di 79 km/h da Ovest. Ma venti piuttosto sostenuti, stavolta da E-SE ed Est (nel settore a nord del minimo barico), hanno interessato anche il nord della Finlandia, la parte più settentrionale del golfo di Botnia e le coste settentrionali svedesi. Per il mar Baltico si tratta della prima tempesta autunnale.
Ma anche sul Pacifico nord-occidentale l’attività ciclonica si è notevolmente rinvigorita, con lo sviluppo di profondi cicloni extratropicali, spesso figli dei resti degli ex tifoni o delle vecchie tempeste tropicali che dal mare delle Filippine si sono spinti fino alle coste orientali del Giappone. Nelle ultime 48 ore un profondo ciclone extratropicale, con un profondo “gradiente barico”, sta insistendo nel tratto di oceano ad ovest dell’arcipelago delle Curili (a nord del Giappone), dove sta attivando intense tempeste di vento, localizzate sulla parte sud-occidentale e occidentale della circolazione depressionaria. Nella parte sud-occidentale, i fortissimi venti da O-NO e NO hanno superato la soglia dei 130-140 km/h, con raffiche di gran lunga superiori, capaci di sollevare grandi ondate, alte fino a 8-9 metri, molto insidiose per la navigazione marittima. Venti molto forti da Nord e N-NO stanno sferzando il mare ad est della penisola di Kamchatka, mentre più ad est, le coste meridionale dell’Alaska e le isole Aleutine, vengono raggiunte dall’intenso richiamo meridionale, con forti venti da S-SE e Sud che nelle prossime ore spingeranno anche un intenso moto ondoso, con onde alte più di 5-6 metri, che andranno ad abbattersi sulle coste meridionali delle Aleutine.