“La zona del Pollino già un anno e mezzo fa era stata oggetto di una riunione apposita della Commissione Grandi rischi perch‚ l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ci aveva aggiornato circa lo sciame in corso e fra l’altro si era deciso di aumentare i controlli sul territorio, cioè aumentare le strumentazioni necessarie in una zona dove non sono abbastanza numerose come in altre parti in Italia. Si era anche deciso di chiedere alla Protezione Civile di ottenere il collegamento delle reti delle regioni con la rete nazionale in tempo reale, proprio per tenere meglio sotto controllo la situazione”: lo ha detto Giuseppe Zamberletti, presidente emerito della Commissione Grandi rischi, intervenuto alla puntata di oggi di ‘Start, la notizia non può attendere’, in onda su Rai Radio Uno. Sulla sentenza dell’Aquila, Zamberletti ha detto di essere “rimasto sconcertato perchè‚ credo che la scienza vada lasciata libera di esprimere le opinioni che derivano da studi, da ricerche approfondite ed espresse senza dolo, in buona fede. Con questa sentenza la Comunità scientifica rischia o di essere condizionata nella sua collaborazione, addirittura col rischio di cessarla, oppure di esprimersi con motivazioni estremamente prudenziali al di l… del necessario per evitare di essere imputata di errore”. ”Tutto il sistema della Protezione Civile – ha proseguito Zamberletti – si è messo in funzione tempestivamente. C’è un problema molto grosso che è quello dell’ adeguamento sismico degli edifici, per il quale però occorrono risorse ingenti e anche tempi non comprimibili oltre un certo limite. C’è inoltre la necessità di mettere la popolazione in condizione di evitare conseguenze quando queste sono evitabili – i giapponesi ad esempio sono bravissimi in questo e anche noi dobbiamo fare passi in avanti. Tra le soluzioni estreme vi è l’ evacuazione che si può adottare solo quando la Comunità scientifica ha avvertito che dopo una certa scossa di una certa magnitudo si potrebbe verificare una scossa distruttiva nell’arco delle 48 ore, perchè‚ finora, nella serie storica degli eventi, è sempre avvenuto così. Ma sempre nell’arco delle 48 ore, non nel lasso del mese, mese e mezzo. Oggi abbiamo delle zone che si sono risvegliate, come per esempio l’Emilia”. ”Dobbiamo fare in modo che la popolazione adotti misure di verifica degli edifici, delle loro condizioni di stabilità: so che si sta facendo una verifica molto puntuale sulle scuole e sugli edifici strategici, ma anche sulle abitazioni. Se gli edifici sono costruiti bene, in genere resistono a terremoti di quella magnitudo. Il pericolo – ha concluso – nasce se sono stati costruiti male, se sono state effettuate delle modifiche inopportune oppure ovviamente nei centri storici, che non si chiamano così a caso, ma perchè‚ sono stati costruiti prima di qualsiasi normativa antisismica”.