Durante la prossima notte la Terra incontrerà nel suo movimento i resti della cometa periodica 21P/Giacobini-Zinner, dando vita ad una pioggia di meteore. Sono le Draconidi, uno sciame conosciuto per la sua intensità variabile, dovuta alla distanza dei resti cometari influenzati dalle perturbazioni gravitazionali di Giove. Ogni anno, nella prima decade di Ottobre, il nostro pianeta incontra i resti di questa cometa ormai disgregata, e con la sua attrazione gravitazionale ne attrae i piccoli corpi rocciosi che entrano così nella nostra atmosfera. Le loro dimensioni, pari a granelli di sabbia o poco più, riescono raramente ad arrivare al suolo. Proprio nell’attrito che si viene a verificare nell’atmosfera terrestre, emanano quel bagliore straordinario che ci lascia da sempre ammirati. La velocità con cui questi meteoroidi (il termine corretto) entrano nella nostra atmosfera è pari a 20 Km/s, una velocità molto bassa rispetto ad altri sciami cometari. Basti pensare che le meteore Perseidi, impattano nell’atmosfera anche a 60 Km/s. A queste velocità anche un corpo di massa esigua possiede comunque una grande energia cinetica, e l’effetto di un suo eventuale impatto sarebbe distruttivo. Soltanto i meteoroidi più grandi però riescono a raggiungere il suolo, prendendo la denominazione di meteoriti. Naturalmente il numero delle meteore visibili sarà in relazione all’oscurità del cielo da cui si osserva, anche se in questo 2012 la luce della Luna ostacolerà le osservazioni. Le Draconidi sono conosciute anche con il nome di Giacobinidi, perchè legate al passaggio che la Terra effettua in quel periodo nella scia della cometa Giacobini-Zinner, scoperta nel 1900. Nello spazio si è in allerta per i veicoli in orbita, in quanto le scariche elettrostatiche prodotte negli impatti, potrebbero confondere i computer di bordo. A causa dell’effetto prospettico le meteore sembrano originarsi in un unico punto del cielo, detto radiante. Per questo motivo il punto in cui si trova il radiante prende il nome della costellazione in cui si trova. La costellazione del Drago si trova proprio nel punto in questione, e da questa coincidenza deriva il termine “Draconidi”.
Il Drago è una delle costellazioni più grandi dell’intera volta celeste. Da gran parte dell’emisfero boreale infatti è possibile ammirare questa costellazione snodarsi attraverso la regione circumpolare. Nonostante la sua estensione però, il Drago (Draco in latino) appare abbastanza poco luminoso, per cui la sua identificazione richiede una certa esperienza. Gli stessi antichi lo identificarono in maniera differente: caldei, greci e romani lo videro come un drago, mentre nella mitologia indù è rappresentato come un alligatore; i persiani infine lo distinguevano come un serpente. La sua testa è rivolta verso Vega, mentre la sua parte posteriore circonda l’Orsa Minore, separandola dall’Orsa Maggiore. La stella più luminosa è Thuban di magnitudine (luminosità) 2,23, che nel 2700 a.C. rappresentava la stella polare (oggi non lo è più per via della precessione degli equinozi). Per rintracciare la costellazione vi invitiamo a guardare a circa metà strada tra Vega (luminosissima) e il carro dell’Orsa Maggiore, ben visibile anche da cieli urbani. La luminosità delle meteore è in relazione alla loro massa e alla velocità di caduta, oltre alla distanza geometrica dall’osservatore. In caso di meteoroidi di dimensioni centimetriche la meteora può assumere proporzioni degne di nota e divenire quello che viene comunemente definito “bolide“. Durante la loro caduta posso anche frammentarsi, esplodere in lampi di luce (Flare) e cambiare colorazione. In alcuni casi sono stati associati anche dei fenomeni uditivi, ossia veri e propri boati. Le meteore sembreranno quindi provenire tutte da quell’area di firmamento, ma questo non vuol dire che per osservarle dovremo guardare solo in quel punto. In realtà prolungando all’indietro le tracce luminose, queste sembreranno uscire tutte dal radiante. Per altre informazioni riguardanti gli strumenti da utilizzare per avere una visione degna di nota, vi rimandiamo a ques’altro articolo.