Campi Flegrei, facciamo chiarezza: intervista a Marcello Martini, direttore dell’Osservatorio Vesuviano dell’Ingv

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Abbiamo già parlato in quest’articolo dell’incontro di ieri a Napoli tra le principali autorità predisposte al monitoraggio e alla prevenzione dei rischi sismici e vulcanici dell’area dei Campi Flegrei, convocata a seguito delle “variazioni significative dei parametri sismici, geochimici e di deformazione del suolo rispetto ai livelli ordinariamente registrati”: per approfondire l’argomento abbiamo intervistato il direttore dell’Osservatorio Vesuviano dell’Ingv Marcello Martini, tra i principali partecipanti della riunione a cui hanno preso parte, tra gli altri, il capo della Protezione Civile Franco Gabrielli, l’assessore alla protezione civile della Regione Campania, Edoardo Cosenza, e i sindaci dei Comuni interessati. Il dott. Martini ci ha spiegato che la situazione dei Campi Flegrei non desta alcuna preoccupazione nell’immediato, ma che è stato attivato lo “stato di attenzione scientifica” alla luce di quanto accaduto negli ultimi mesi, con lo sciame sismico del 7 settembre, ben avvertito dalla popolazione.
“Potremmo avere uno sciame sismico di quel tipo, perchè negli ultimi periodi abbiamo avuto tanti altri piccoli terremoti, mai avvertiti dalla popolazione, ma nessuno può dire che non se ne possano verificare più forti. La protezione civile ha convocato l’incontro perchè ha ritenuto opportuno dare indicazioni precise alle autorità competenti e sollecitare i sindaci, principale collante con i cittadini e con il territorio, ad attivarsi per raccogliere informazioni e fare verifiche nel caso in cui vi fosse una recrudescenza dei fenomeni. Al momento non c’è una situazione di emergenza con conseguenze sulla sicurezza delle persone, ma è bene esser pronti e attuare ora tutte quelle misure che poi, in un’eventuale fase emergenziale, non sarebbe possibile intraprendere. Lo scopo della riunione di ieri era proprio questo, e noi dell’Ingv abbiamo illustrato tutti i fenomeni tecnici che osserviamo. Dopo il bradisismo, molto intenso, dei triennio 1982-1985, ci si è dimenticati di quello che può succedere in quest’area, in cui possono verificarsi terremoti molto frequenti e ben più forti rispetto a quelli del 7 settembre. Nell’ultimo bradisismo, iniziato proprio 20 anni fa, si sono verificate tante scosse di magnitudo compresa tra 3 e 4 e anche qualche scossa di magnitudo leggermente superiore a 4, con un sollevamento rapido del suolo di circa un metro e mezzo. Questi fenomeni di sollevamento e abbassamento del suolo sono legati alla presenza di un vulcano, e in parte sono anche modulati dal sistema delle acque e dalla circolazione profonda delle acque. Una crisi bradisismica come quella di vent’anni fa potrebbe ripetersi, anche se non sappiamo quando e con che manifestazioni. Fatto sta che dall’85 continua a manifestarsi un lento e graduale sollevamento del suolo, a varie velocità, e già questo è un elemento di attenzione”.
“Potrebbero esserci
– ha aggiunto Martini altri terremoti come quelli di 20 anni fa, e i terremoti ai Campi Flegrei non sono come quelli di altre zone d’Italia, perchè qui le abitazioni sorgono proprio nelle zone vulcaniche e dove i terremoti hanno l’epicentro. Inoltre i sismi di quest’area si verificano molto in superficie, hanno ipocentri molto superficiali, al massimo di 4km ma spesso anche inferiori al chilometro. Ecco perchè qui anche i terremoti di magnitudo 2 vengono ben avvertiti dalla popolazione, e generano un livello di accelerazione del suolo molto intensa a livello locale, vista la distanza minima dalla sorgente sismica. Questa è una caratteristica di tutti i terremoti vulcanici, al contrario di quelli tettonici, ma solo ai Campi Flegrei c’è un denso abitato proprio all’interno del vulcano stesso, e questo fattore amplifica molto la sensibilità delle persone. Bisogna poi ricordare che oltre all’intensità anche la frequenza è pericolosa, perchè una scossa di magnitudo 4, se isolata, non fa dei danni, ma se si verificano decine di scosse di magnitudo 4 a distanza ravvicinata, gli edifici possono subire dei danni a causa dello stress dovuto ai movimenti sismici”.
“Non possiamo fare alcuna previsione
– ci ha detto ancora Martini di evoluzione a scenari pericolosi, ma ci sono delle possibilità di rischio e al momento abbiamo uno stato di attenzione scientifica che necessita una preparazione degli operatori e degli addetti ai lavori; anche per questo nei prossimi giorni partiranno dei corsi di formazione che avevamo già organizzato in precedenza, rivolti a vari operatori di enti pubblici, comuni, province, regioni e vari organismi, per rendere questi soggetti partecipi di tutta l’organizzazione che c’è intorno all’area flegrea, e anche per stimolare le autorità a realizzare adesso le verifiche necessarie come i censimenti degli edifici e i censimenti dello stato degli edifici, prevenendo un’eventuale emergenza”.
Infine, rispondendo alle nostre domande, il direttore dell’Osservatorio Vesuviano ha ulteriormente chiarito quanto il progetto di trivellazione dei Campi Flegrei sia assolutamente innocuo: “si tratta di un progetto scientifico, e i criteri adottati per la trivellazione sono di una sicurezza tale che non c’è alcun rischio con un sistema di controllo assolutamente all’avanguardia. Le nostre trivellazioni arriveranno a 500 metri di profondità, una profondità irrisoria rispetto alle sorgenti dei fenomeni sismici. In passato per scopi industriali sono state fatte molte altre trivellazioni ben più profonde sempre in questa zona. Vorrei poi precisare che questa trivellazione è solo per un progetto scientifico e non ha alcuna finalità energetica o su possibili sviluppi di geotermia, è solo un elemento che ci potrà aiutare a conoscere meglio la struttura flegrea e mettere in opera gli strumenti per migliorare le nostre tecniche di monitoraggio, e quindi la prevenzione a tutela della sicurezza dei cittadini. Bisogna anche specificare che da luglio ad oggi la trivellazione è rimasta ferma, quindi non ha nulla a che vedere con lo sciame sismico del 7 settembre, anche perchè la localizzazione della trivellazione è completamente fuori dall’area in cui si verificano i terremoti. Non ci può essere alcuna relazione”.

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