Proprio quando sembrava ricompattarsi, nel corso della prossima settimana, il vortice polare troposferico subirà un nuovo pesante attacco, che provocherà una sua pronta frantumazione in due lobi principali. Eppure, in questi ultimi mesi, il vortice polare troposferico ha vissuto un prolungato periodo d’instabilità, incentivato con molta probabilità dal nuovo minimo d’estensione dei ghiacci marini del mar Glaciale Artico. La presenza di ampi tratti di acque libere dai ghiacci (quindi una sensibile riduzione delle aree soggette all’”effetto Albedo”) ha sempre portato del calore che ha contribuito a instabilizzare il vortice polare troposferico, inibendo la sua attività e determinando periodiche crisi. Nei prossimi giorni, come pronosticato nelle scorse settimane, entrerà in scena il cosiddetto schema configurativo a “2 waves pattern”, più classifico per la stagione invernale, che precederà l’imminente “split” del vortice polare, che si spaccherà letteralmente a metà, con l’isolamento di due grandi lobi principali, pronti a collocarsi tra l’artico canadese e la Siberia centro-orientale, dando origine ad importanti irruzioni di aia fredda che si dirigeranno in direzione delle latitudini temperate, verso l’America settentrionale, buona parte del continente europeo e l’Asia centro-settentrionale. Ma andiamo subito ad analizzare l’importante cambiamento della circolazione emisferica che metterà in crisi il vortice polare troposferico, al punto da causarne l’imminente “split”. Dando un’occhiata alle mappe emisferiche, formulate dal modello statunitense GFS, si iniziano a notare due differenti azioni di “forcing” troposferico che andranno a delinearsi tra il Pacifico settentrionale e il nord Atlantico (gli unici due grandi bacini presenti alle alte latitudini, nell’emisfero boreale), per l’amplificarsi di due grandi onde troposferiche risonanti (grandi ondulazioni anticicloniche ben strutturate nella media e alta troposfera) che riusciranno ad estendersi, con i loro elementi più settentrionali, fino al mar Glaciale Artico, esercitando una pressante azione a “tenaglia” che sarà in grado di spaccate il vortice polare in due grandi parti.
Raggiungendo le latitudini artiche, la grande onda anticiclonica dell’azzorriano che parte dall’Atlantico settentrionale, andrà subito ad interagire con l’altra ampia ondulazione anticiclonica aleutinica, che risale dal Pacifico settentrionale. L’incontro fra le due differenti grandi onde troposferiche si realizzerà proprio sopra il mar Glaciale Artico, proprio li dove di norma dovrebbe stazionare il vortice polare, con i suoi elementi principali. In sostanza, la doppia azione delle due grandi onde risonanti troposferiche, sarà in grado di sfrattare il vortice polare dai suoi territori di origine, frantumandolo in due grandi lobi principali, fra artico canadese e Siberia centro-orientale. Inoltre, il sensibile apporto di calore, operato dai due differenti “forcing” troposferici, riscalderà ulteriormente la media e alta troposfera, sopra l’Artico. Questo surriscaldamento troposferico favorirà un graduale aumento dei valori di geopotenziale, agevolando la formazione di un solido campo anticiclonico sopra il mar Glaciale Artico che sostituirà, temporaneamente, il vortice polare, la figura barica dominante sopra il Polo. Bisogna pur sottolineare come, almeno nella prima fase, il vortice polare stratosferico dovrebbe rimanere ancora piuttosto freddo e maggiormente compatto. Al momento parlare di “Stratwarming” sarebbe un po’ improprio.
Quali saranno le conseguenze di questo “split” del vortice polare troposferico ?
Ogni qual volta si verifica lo “split”, il vortice polare tende ad influenzare profondamente le condizioni meteorologiche nel continente europeo, asiatico o americano, in base all’espansione verso le basse latitudini dei vari “lobi” che ne fanno parte. In questo caso, l’espansione verso sud dei vari “lobi”, si originano le intense ondate di freddo che trasportano le gelide masse d’aria, presenti sopra la Calotta Artica, verso l’Europa, l’Asia centro-settentrionale e il nord-America, con profonde avvezioni fredde che possono dare origini ad importanti episodi di gelo nella stagione invernale. Nei prossimi giorni, la “tenaglia” esercitata dalle due grandi ondulazioni troposferiche, spaccherà esattamente a metà il vortice polare, il quale si dividerà in due grandi lobi principali. Il primo si andrà a collocare sull’arcipelago dell’artico canadese, dove si realizzerà un forte raffreddamento che si estenderà su tutta l’area canadese. Il secondo lobo tracimerà sulla Siberia centro-orientale, portando successivamente delle intense ondate di freddo, con associate nevicate fino a bassa quota se non al piano, tra l’est della Mongolia, la Manciuria, con probabile interessamento della penisola di Corea e dell’isola giapponese di Hokkaido, dove si potrebbero verificare abbondanti nevicate.
Vere e proprie tempeste, con profondissimi sistemi depressionari e venti molto forti, investiranno, entro il fine settimana, le coste dell’estremo oriente della Siberia e la penisola di Kamcatka. L’Europa, come vediamo in questa prima fase verrà interessata solo marginalmente da una profonda saccatura, di matrice artica, esterna al grande lobo siberiano, che dalla penisola Scandinava affonderà fino al bacino centro-occidentale del Mediterraneo. L’aria molto fredda in quota, che accompagnerà l’affondo di questa saccatura, innescherà una intensa avvezione di vorticità positiva che culminerà con l’isolamento di una circolazione ciclonica secondaria sui mari ad ovest della Sardegna e della Corsica. Questo vortice depressionario, ben alimentato dall’aria fredda artica che scivola lungo il ramo discendente della saccatura, diverrà autonoma, evolvendo verso levante e portando una acuta fase di maltempo sulle nostre regioni centro-settentrionali, con piogge diffuse, rovesci e temporali, mentre abbondanti nevicate ammanteranno le Alpi, ed in seguito pure l’Appennino settentrionale, dapprima sopra i 1500-1600 metri, ma con un progressivo calo della quota neve verso metà settimana. Le precipitazioni potrebbero risultare molto abbondanti sulle regioni di nord-ovest e sulla Liguria, dove si potranno avere importanti apporti pluviometrici. Ma attenzione. Una seconda irruzione fredda dovrebbe fare seguito al primo affondo perturbato d’inizio settimana, nei primi giorni di Dicembre. In questa seconda fase il vecchio continente sarà raggiunto da una più importante invasione di aria fredda, di origine polare, che potrebbe portare le prime nevicate al piano fra Svezia meridionale, Danimarca, Germania e Polonia, inclusi i paesi baltici e quelli dell’est. Molte capitali europee, fra cui Stoccolma, Varsavia, Tallin, Riga, Vilnius, potranno ricevere la prima consistente imbiancata nel periodo pre-natalizio. Anche la nostra penisola, parliamo delle regioni più settentrionali, potrebbe risentirne nella prima decade di Dicembre, con un vero e proprio crollo termico che potrebbe precedere delle sorprese interessanti sul medio-lungo termine, tutte da valutare con grande attenzione durante i prossimi aggiornamenti.