Sono 95.740 i cittadini umbri che risiedono in aree ad elevata criticita’ geologica: la superficie interessata dal rischio idrogeologico e’ di 899 Kmq e nelle aree a rischio ci sono piu’ di 21.000 edifici residenziali e non residenziali. Questi i dati forniti da Corrado Cencetti, geologo umbro e Consigliere Nazionale dei Geologi, secondo cui “la situazione ad Orvieto e’ drammatica. Comunque il fiume Paglia, uno dei maggiori affluenti di destra del Tevere , che nasce dal Monte Amiata, non e’ nuovo ad episodi di esondazione. Le ultime piene che causarono ingenti danni avvennero appena due anni fa , nel 2010”. Il Consiglio Nazionale dei Geologi presenterà al Ministro Corrado Clini un Piano Nazionale di risanamento idrogeologico e di difesa del suolo.
E’ stabile il livello del Tevere che e’ comunque interessato in queste ore da una nuova ondata di piena. Diminuisce invece quello del Nestore, altro fiume sotto controllo in Umbria dopo l’ondata di pioggia. Sta poi funzionando ”perfettamente” il sistema delle dighe. A tracciare il quadro e’ la protezione civile della Regione Umbria. Il responsabile del servizio, Sandro Costantini, ha spiegato all’ANSA che la seconda piena non sta aumentando il livello del Tevere ma ”avra’ il solo effetto di rallentarne la diminuzione”. ”L’ondata – ha aggiunto – ha gia’ superato Perugia ed e’ ora diretta a sud. Il fiume e’ stabile”. Le piene di ieri e oggi – in base ai dati della protezione civile umbra – hanno raggiunto le punte gia’ toccate nel 2005 e nel 2010. Per quanto riguarda l’invaso di Corbara questo ha raggiunto il suo massimo per poi cominciare un ”lento rilascio”. E’ quindi prevedibile che non ci siano particolari problemi per i confinanti territori laziali. ”La diga di Corbara – ha sottolineato ancora Costantini – ha funzionato bene, come Montedoglio e quella di Casanova, sul Chiascio. Un sistema che e’ stato la nostra salvezza”. Per quanto riguarda la popolazione, al momento alla protezione civile non risultano abitazioni inagibili a causa delle esondazioni. Alcune case sono state momentaneamente abbandonate dalle famiglie tra Orvieto, Todi e Marsciano perche’ invase dall’acqua, in attesa di poter essere riabitate una volta tornato normale il livello dei fiumi.